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Giochi mondiali dell’Amicizia 2024, l’ultima trovata di Putin

Lo abbiamo visto proporsi persino come mediatore nel conflitto in Medio Oriente tra Israele e Hamas chiedendo il cessate il fuoco, la fine delle ostilità. Come se solo lui fosse titolato a far la guerra, in corso contro l’Ucraina. Adesso Vladimir Putin punta anche sullo sport per riabilitarsi a livello internazionale. Ma in totale autonomia, senza alcuna richiesta di approvazione da parte delle federazioni internazionali, ha firmato il decreto per lo svolgimento di una competizione che si terrà il prossimo anno. Significativo che l’abbia denominata Giochi mondiali dell’Amicizia. A voler intendere lo sport come strumento di riconciliazione tra nazioni e popoli.

Giochi mondiali dell’Amicizia

Le competizioni “World Friendship Games” si terranno a Mosca e a Ekaterinburg nel prossimo mese di settembre. Nascono per garantire il libero accesso degli atleti e delle organizzazioni sportive russe alle attività sportive internazionali, lo sviluppo di nuove forme di cooperazione sportiva internazionale. Lo si chiarisce nel documento varato. I Giochi mondiali dell’Amicizia dovrebbero tenersi ogni quattro anni. Secondo il format delle Olimpiadi, che si terranno a Parigi nel 2024, e che vedranno l’esclusione della Russia verosimilmente, a causa dell’invasione dell’Ucraina bollata come un’infamia. La competizione russa, la cui prima edizione partirà il mese dopo, comprenderà 30 sport, dei quali 20 olimpici. E  chiamerà a raccolta circa 10mila atleti – potrebbero essere inserite altre 14 discipline sportive. Ad annunciarlo è stato lo stesso Putin a margine del forum internazionale “La Russia è una potenza sportiva” tenutosi a Perm. Ricordiamo che il presidente della Federazione russa è uno sportivo, praticante delle arti marziali: mal deve digerire l’isolamento subito anche in questo ambito. È dal 2022, infatti, che vige il divieto di organizzare in Russia competizioni internazionali. Decisione che non tutti i Paesi condividono.

L’altro mondo

Putin si è rivolto alla sua popolazione dichiarando che uno degli obiettivi del Paese in ambito sportivo è quello di attirare il 70 per cento dei russi verso lo sport entro il 2030. Ha inoltre evidenziato i segni di degenerazione che lo sport internazionale, “molto commercializzato e politicizzato” sta mostrando: per contrastarli egli promuove la creazione di nuove leghe e associazioni che “mineranno il sistema di monopolio stabilito dall’ufficialità internazionale”. Putin, insomma, sa che i rapporti con l’Occidente sono irrimediabilmente compromessi, almeno nel medio termine; e cerca di correre ai ripari inventandosi altro. Ai Giochi mondiali dell’Amicizia i Paesi cosiddetti ostili non potranno di certo prendere parte. Gareggeranno invece gli atleti delle Nazioni membri dell’Alleanza politica: Brasile, India, Cina e Sudafrica, insieme alla Russia. Ma anche Pakistan e gli ex Stati sovietici dell’Asia centrale, Kazakhstan, Kirghizistan, Tajikistan e Uzbekistan. L’auspicio è che entro quella data nuove inimicizie non vengano a nascere precarizzando ulteriormente gli equilibri mondiali.

Ponte di Crimea, l’ammirazione dei francesi per il video di Putin

Il presidente russo è al volante di una Mercedes. Sta attraversando il ponte di Crimea, che è stato ricostruito dopo l’attentato subito, con un’autobomba, lo scorso otto ottobre (nell’incidente morirono 4 persone): si vede Vladimir Putin, affiancato dal vice primo ministro Marat Khusnullin, indicato dalla televisione pubblica russa. Le immagini, girate nella giornata di ieri 5 dicembre, hanno fatto il giro del mondo, del web; e i media russi enfatizzano l’ammirazione dei francesi per lo stesso video.

Il video avrebbe entusiasmato i lettori del quotidiano francese “Le Figaro”. I quali hanno richiamato l’attenzione sulla velocità con cui Mosca è riuscita a ripristinare le infrastrutture distrutte: il ponte di Kerch che collega la Crimea con il territorio della Federazione russa – aperto al traffico sul lato dove sono state ripristinate le due campate danneggiate dall’esplosione. Putin ha definito quell’incidente un attacco terroristico contro le infrastrutture civili critiche del Paese. Ha parlato di terrorismo internazionale, segnatamente.

La reazione: il ponte di Crimea già ricostruito

Tra i commenti c’è chi sottolinea il fallimento della controffensiva ucraina: “Il presidente ucraino Zelensky deve aver guardato tutto in tv e si è mangiato la camicia. La Russia è riuscita a ricostruire tutto in un periodo di tempo così breve”. Un altro utente ha persino ammirato l’intelligenza del presidente ucraino. Ovvero il fatto che la leadership ucraina e gli Stati Uniti “non sono riusciti a superare Putin”.

La tesi sostenuta della propaganda russa è che le sanzioni antirusse stanno danneggiando solo l’Occidente stesso: “La Russia sta ricostruendo un enorme ponte in poche settimane, e in Europa non riusciamo a pagare i conti. Chi sono allora i danneggiati dalle sanzioni?”. In forza di questa prova c’è chi sentenzia la sconfitta dell’Ucraina. Quindi della Nato e dell’Europa. Il caso dimostra che il malumore è un sentimento diffuso in Francia, e non solo: l’insofferenza degli europei preoccupati dalle ricadute negative della guerra in Ucraina. Gli interrogativi sull’efficacia delle sanzioni alla Russia.

La priorità di Putin? Aumentare l’aspettativa di vita media in Russia

La guerra continua a insanguinare l’Ucraina. A tenere in ambasce l’Occidente, il mondo intero, a turbare il presente, e i sonni di chi non riesce a scorgere tempi sereni. E qual è la priorità di Vladimir Putin? Trovare la via più rapida per porre fine al conflitto che si protrae da nove mesi? Niente affatto. È aumentare l’aspettativa di vita media in Russia. Lo ha dichiarato lo stesso presidente della Federazione Russa. Che così motiva: “Guidando verso il club degli ultraottantenni, questo obiettivo rimane. Sicuramente ci muoveremo e andremo in questa direzione: lo faremo anche con l’aiuto di strumenti di intelligenza artificiale”. Putin parla dell’aspettativa e della qualità della vita come indicatore generalizzato del lavoro dello Stato in tutti i settori, dall’economia alla sfera sociale.

La posizione espressa alla conferenza “Viaggio nel mondo dell’intelligenza artificiale” si colloca sulla scia delle dichiarazioni del presidente del Consiglio di vigilanza dell’Istituto per la demografia, le migrazioni e lo sviluppo regionale Yuri Krupnov, il quale ha parlato del fenomeno dell’inverno demografico. Un problema che riguarda il mondo intero. A dispetto delle varie teorie, previsioni sul pericolo della sovrappopolazione – seconda una stima ufficiale delle Nazioni Unite la popolazione mondiale ha già raggiunto gli 8 miliardi di persone. Per Krupnov il problema principale ora è la “piaga dei bambini piccoli”. Il Fondo pensionistico russo (Pfr) prevede un numero che si aggira tra un milione 385.500 neonati nel 2023 e 1.399.200 nel 2024. Mentre il 2022 potrebbe chiudersi con 1,37 milioni di bambini. Non è un problema invece la longevità della popolazione. E qui Putin da prova di quanto sia contraddittoria la sua natura: noncurante delle vite giovani e giovanissime spezzate in Ucraina, effetto collaterale della “operazione speciale”, come la chiamano ancora i media russi, ha definito nell’aumento dell’aspettativa di vita (da portare a oltre 80 anni) la priorità della Federazione Russa.

Il bluff della guerra nucleare: c’è della logica dentro la follia umana

Un incubo da scacciare. Se c’è della logica dentro la follia umana, se anche i pazzi come Vladimir Putin badano a fare gli interessi propri, e non ad autoannientarsi, possiamo dormire sonni non troppi inquieti – restano le immagini ricostruibili dagli orrori perpetrati ai danni della popolazione e delle forze armate ucraine. Una guerra nucleare non giova a nessuno. Non può iniziare. Sebbene ci sia un precedente nella storia non troppo lontana (Hiroshima e Nagasaki), c’è da considerare che allora gli arsenali nucleari non erano imbottiti come lo sono ora: ad ogni azione corrisponderebbe una reazione di pari portata. Sino alla catastrofe generale. È un bluff, allora (ci vogliamo augurare), mettere sul tavolo l’ipotesi della guerra nucleare, che serve ad alzare la posta in gioco tra le potenze coinvolte nel conflitto già mondiale. La devastazione sarebbe totale. Così come non esistono bombe “intelligenti”, infatti, quelle dall’azione mirata, le cosiddette armi tattiche utilizzabili in una prima fase dell’escalation nucleare non sono affatto una soluzione dagli effetti meno gravi.

Ad ogni modo, di questo scenario dobbiamo parlare. Lo ha fatto anche l’Accademia dei Lincei attraverso il gruppo di lavoro per la Sicurezza internazionale e il controllo degli armamenti (Sica), con l’appello lanciato: “Ci rivolgiamo agli scienziati dei Paesi coinvolti direttamente o indirettamente, in particolare alla comunità intellettuale che ha partecipato alle Conferenze Amaldi organizzate dalla nostra Accademia, inclusi gli scienziati russi, affinché intervengano”. Nei limiti delle loro possibilità, quello che possono fare è “denunciare all’opinione pubblica i rischi reali connessi con l’uso di armi nucleari tattiche e chiedano ai loro Governi di impegnarsi esplicitamente per il no first use delle armi nucleari”. “Contestualmente, chiediamo che si riprendano immediatamente negoziati globali relativi al disarmo nucleare, che coinvolgano tutte le potenze nucleari”, continuano gli accademici, nella dichiarazione condivisa dal presidente dell’Accademia dei Lincei Roberto Antonelli, e dal premio Nobel Giorgio Parisi.

Nella testa del nemico

Analizzare la psicologia del nuovo zar Vladimir Putin. Del suo cerchio magico, e quell’ideologia orientata al progetto imperialista di riunificazione delle cosiddette tre Russie: è l’obiettivo del libro di Orietta Moscatelli. Un volume che ci riporta alla guerra in Ucraina. Che vorremmo dimenticare tutti, almeno nella stagione estiva; ma proprio no, non è possibile – se non altro per rispetto di chi sta soffrendo e delle numerose vittime. Il libro si intitola “P. Putin e putinismo in guerra” (Salerno, pp 160, euro 20). Leggerlo è un esercizio per la mente e per il cuore. Emerge il grande interrogativo di fondo, sorto il ventidue febbraio scorso: in quale direzione sta andando il mondo? Per rispondere è necessario prima decifrare la psicologia di chi ha già cambiato la storia. E vuole riscriverla attraverso la propria ideologia e l’anti-democrazia. Quel che è chiaro in questa questione è che c’è un aggressore, il Cremlino, e una nazione aggredita, Paese sovrano democratico libero. Se le responsabilità sono ben chiare e note, servono analisi, valutazioni approfondite, guardando al lungo periodo. Il timore è che l’avanzata dell’esercito russo possa non fermarsi all’Ucraina. Ebbene, il libro della giornalista ricostruisce lo scenario di lungo periodo, con alcune valutazioni di prospettiva. Preziosa è la prefazione firmata da Lucio Caracciolo, direttore di Limes e grande esperto di geopolitica. La disamina parte da quell’azione azzardata, l’invasione nel cuore dell’Europa, le cui ricadute sono a tutti sconosciute. Anche alla Russia. Sfruttando l’amicizia con la Cina, il presidente della Federazione Russa ha lanciato la sfida all’ordine mondiale, sinora retto dagli Stati Uniti. Quest’ultimi non hanno preso coscienza della voglia di rivalsa di una potenza, anche nucleare, risollevatasi dal collasso socioeconomico seguito al crollo dell’Urss. Sarebbe questa la colpa degli Usa. Adesso la Russia continua a rompere gli equilibri, a ricattare l’Europa, e intenzionata a dividerla. Il disegno di Putin ha inoltre ragioni interne riconducibili alla crisi. Ovvero ai fallimenti in politica economica, che si intende in qualche modo coprire. Chiedetelo ai russi… Se non è dato sapere quale sia il reale consenso del governo moscovita, di certo il sentimento dominante tra gli occidentali è la preoccupazione. Che non ci deve paralizzare, tuttavia: per scongiurare tempi di guerra ognuno deve fare la sua parte. Perché, come ci ricorda papa Bergoglio, siamo artigiani di una storia da costruire. Oltre che custodi di un passato non irripetibile.

L’AUTRICE. Slavista e caporedattrice esteri dell’agenzia Askanews, Orietta Moscatelli su queste tematiche ha una conoscenza approfondita: ha già pubblicato Ucraina, anatomia di un terremoto (goWare, 2014), opera scritta a quattro mani con Sergio Cantone, e con Mauro De Bonis “Cecenia” (Editori Riuniti, 2004). Negli anni Novanta ha vissuto in casa del “nemico”. Ovvero a Mosca, prima di trasferirsi a Londra e a Lione. Da molti anni collabora con la rivista di geopolitica Limes.

Putin al funerale, con sospetta valigetta nucleare

L’uomo che ha voluto la guerra in Ucraina si presenta ai funerali del leader ultranazionalista Zhirinovsky. Porta con sé un mazzo di rose rosse; ma il quotidiano britannico “Mirror ” indugia su un altro inquietante particolare: una guardia, ufficiale militare vestito in abiti civili, tiene una sospetta valigetta nucleare. Le persone riunite nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca sono state fatte evacuare mentre Vladimir Putin rendeva omaggio alla bara.

Crisi Ucraina, quando a vincere è la paura

Esporsi ma non troppo. Inneggiare alla pace sui social, alla solidarietà, alla presa di posizione coscienziosa, ma non poter scendere in piazza per il timore di ritorsioni. Inviare sostegno vivo, armi al popolo oppresso, in mezzo agli aiuti umanitari, a farmaci e viveri; ma non uomini, truppe, in modo da scongiurare l’allargamento del conflitto, che dalla dimensione mondiale potrebbe presto assumere i connotati della devastazione atomica: per non comprometterci più di quanto possiamo già esserlo agli occhi di chi non rappresenta l’umanità del fratello russo. Accordarsi con una donna ucraina per un’intervista, ma poi ricevere il suo ripensamento, il dispiaciuto rifiuto, perché i suoi genitori hanno casa in Crimea. E naturalmente hanno paura. Nelle ore scorse sono stati raggiunti da minacce via Facebook. La Crimea è sotto il controllo russo – Putin vuole il riconoscimento del territorio invaso nel 2014. E “le minacce arrivano ovunque”. Quando hai familiari e un figlio piccolo, devi pensare alla sicurezza loro. Usare prudenza e la ragione che è ignota all’invasore. Occorre pregare, allora, in certe occasioni, ovvero non distogliere la mente dal bene comune. Guardare immagini terribili e non fermarsi alla censura. Ma nemmeno permettere all’emotività di avere il predominio. Restare razionali e saldi nella fede, sereni, speranzosi, positivi. Un’impresa quasi impossibile. Perché il sentimento dominante nel mortale, nell’umano, è e non può che essere la paura.

Tutto questo è la guerra in Ucraina. Una follia, peraltro anacronistica. Una partita a scacchi contro la morte, il nemico, nella quale il dito si fa tremolante ad ogni mossa. Dove la prova muscolare non può essere risolutiva. Servirebbe, piuttosto, un cavallo di Troia, l’arguzia. La mossa giusta.

Intanto, per un’azione di supporto rapido e concreto, a beneficio della popolazione ucraina colpita e degli operatori umanitari e socio-sanitari, si può aderire all’iniziativa congiunta “Un aiuto subito” promossa da TgLa7 e dal Corriere della Sera.