Il bluff della guerra nucleare: c’è della logica dentro la follia umana

Un incubo da scacciare. Se c’è della logica dentro la follia umana, se anche i pazzi come Vladimir Putin badano a fare gli interessi propri, e non ad autoannientarsi, possiamo dormire sonni non troppi inquieti – restano le immagini ricostruibili dagli orrori perpetrati ai danni della popolazione e delle forze armate ucraine. Una guerra nucleare non giova a nessuno. Non può iniziare. Sebbene ci sia un precedente nella storia non troppo lontana (Hiroshima e Nagasaki), c’è da considerare che allora gli arsenali nucleari non erano imbottiti come lo sono ora: ad ogni azione corrisponderebbe una reazione di pari portata. Sino alla catastrofe generale. È un bluff, allora (ci vogliamo augurare), mettere sul tavolo l’ipotesi della guerra nucleare, che serve ad alzare la posta in gioco tra le potenze coinvolte nel conflitto già mondiale. La devastazione sarebbe totale. Così come non esistono bombe “intelligenti”, infatti, quelle dall’azione mirata, le cosiddette armi tattiche utilizzabili in una prima fase dell’escalation nucleare non sono affatto una soluzione dagli effetti meno gravi.

Ad ogni modo, di questo scenario dobbiamo parlare. Lo ha fatto anche l’Accademia dei Lincei attraverso il gruppo di lavoro per la Sicurezza internazionale e il controllo degli armamenti (Sica), con l’appello lanciato: “Ci rivolgiamo agli scienziati dei Paesi coinvolti direttamente o indirettamente, in particolare alla comunità intellettuale che ha partecipato alle Conferenze Amaldi organizzate dalla nostra Accademia, inclusi gli scienziati russi, affinché intervengano”. Nei limiti delle loro possibilità, quello che possono fare è “denunciare all’opinione pubblica i rischi reali connessi con l’uso di armi nucleari tattiche e chiedano ai loro Governi di impegnarsi esplicitamente per il no first use delle armi nucleari”. “Contestualmente, chiediamo che si riprendano immediatamente negoziati globali relativi al disarmo nucleare, che coinvolgano tutte le potenze nucleari”, continuano gli accademici, nella dichiarazione condivisa dal presidente dell’Accademia dei Lincei Roberto Antonelli, e dal premio Nobel Giorgio Parisi.