Tag Archives: guerra Ucraina

Macron vuole l’Europa in guerra: il presidente Mattarella intervenga

Due anni di conflitto in Ucraina non sono bastati per risolvere la crisi né per scongiurare l’allargamento dello stesso con il coinvolgimento della Nato. Ipotesi da respingere con tutte le forze intellettuali, per il bene nostro e dei nostri ragazzi, delle generazioni che verranno: è il senso del forte appello lanciato dall’Associazione Pace Terra Dignità. Che chiede al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di imporre il rispetto della Costituzione. La Carta costituzionale italiana, come sappiamo, ripudia la guerra. Non Emmanuel Macron che ha minacciato un intervento delle forze armate dei Paesi europei per sconfiggere la Russia aprendo così una nuova fase.

L’imperativo categorico, morale: vigilare

L’Associazione Pace Terra Dignità anzitutto chiama in causa il Presidente della Repubblica e ammonisce il governo a tenere ben fermo che gli art. 21 e 52 della Costituzione in nessun modo consentirebbero la partecipazione dell’Italia a questa guerra, mancando ogni presupposto, se non nei processi alle intenzioni e nelle fantasie ammalate, di una sacra difesa della Patria. È il cuore dell’appello rivolto alla comunità dei social e alla rete mediatica “a farsi eco di questo imperativo morale”. Ovvero a vigilare nell’azione di contrasto alle spinte belliciste provenienti da Macron e non soltanto. Il rischio è di scivolare verso una guerra mondiale, dopo 79 anni di tregua, che non è mai riuscita a diventare vera pace, rileva la stessa associazione promossa da Michele Santoro.

Il piano Macron

Il Capo di Stato della Francia, in verità, non ha parlato di una missione Nato, bensì di una coalizione militare di “volenterosi” che assicurino l’invio in Ucraina di soldati occidentali. Questo accadrebbe nel caso in cui Donald Trump tornasse alla Casa Bianca. Sebbene si tratti di un’ipotesi remota, per la prima volta attraverso Macron si parla, in modo chiaro, dell’invio di truppe occidentali a supporto dell’esercito ucraino: dovrebbe bastare per spaventare. E ahinoi per provocare la reazione del Cremlino. Sarebbe guerra diretta, dagli esiti imprevedibili, incerti e per tutti drammatici, quand’anche dovesse concludersi con la sconfitta della Russia sul campo dell’Ucraina.

L’Onu denuncia casi di torture su prigionieri russi: la brutalità della guerra in Ucraina

Non ha vincitori né vinti. Buoni e cattivi. Carnefici e vittime. Come in tutti i conflitti: offesa oltraggiosa alla sacralità della vita, la brutalità della guerra in Ucraina rende tutti ciechi, esalta la bestialità, il germe della violenza e della sopraffazione che è dentro la persona. L’Onu denuncia casi di torture su prigionieri russi. Almeno cinquanta, quelli avvenuti nei primi 6 mesi del conflitto. Lo rende noto un Rapporto dell’Ufficio dell’Alto Commisario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR). Come dichiarato da Ravina Shamdasani, la portavoce dell’agenzia, si tratta di torture o varie forme di maltrattamento inflitte dai combattenti ucraini sui prigionieri di guerra russi.

Le prove delle torture

Le violazioni dei diritti umani sono documentate da un video presentato dalla Federazione Russa. Oltre che dalla testimonianza diretta, dalla voce degli stessi prigionieri – per l’attività di monitoraggio, l’accesso ai luoghi di internamento viene consentito. L’autenticità del video è stata verificata dall’Ufficio. I casi di tortura erano stati già denunciati dal commissario per i diritti umani della Repubblica Popolare di Luhansk, Viktoriya Serdyukova, avvenuti tra i trenta militari dell’LNR rilasciati l’8 gennaio. Due di loro erano tornati a casa in gravi condizioni.

C’è poi il racconto di un prigioniero che per due notti sarebbe stato fatto oggetto di abusi dai soldati delle Forze armate ucraine (Afu). E ancora, lo scorso 14 gennaio, la commissaria russa per i diritti umani Tatyana Nikolayevna Moskalkova ha mostrato un filmato con torture su militari russi. Di maltrattamenti parla il medico militare Daniil Pshenychnyy. Il quale, in un’intervista al Tribunale, ha dichiarato che i militari russi catturati dall’esercito ucraino sono stati picchiati e manipolati dai loro parenti.

LA SVOLTA NEL CONFLITTO- L’escalation, intanto, continua: autorizzato l’invio di Leopard dalla Germania e di Abrams dagli Stati Uniti, la risposta di Mosca non si è fatta attendere. Ed è più di una minaccia la volontà espressa di distruggere i carri armati utili al supporto dell’Ucraina.

Il bluff della guerra nucleare: c’è della logica dentro la follia umana

Un incubo da scacciare. Se c’è della logica dentro la follia umana, se anche i pazzi come Vladimir Putin badano a fare gli interessi propri, e non ad autoannientarsi, possiamo dormire sonni non troppi inquieti – restano le immagini ricostruibili dagli orrori perpetrati ai danni della popolazione e delle forze armate ucraine. Una guerra nucleare non giova a nessuno. Non può iniziare. Sebbene ci sia un precedente nella storia non troppo lontana (Hiroshima e Nagasaki), c’è da considerare che allora gli arsenali nucleari non erano imbottiti come lo sono ora: ad ogni azione corrisponderebbe una reazione di pari portata. Sino alla catastrofe generale. È un bluff, allora (ci vogliamo augurare), mettere sul tavolo l’ipotesi della guerra nucleare, che serve ad alzare la posta in gioco tra le potenze coinvolte nel conflitto già mondiale. La devastazione sarebbe totale. Così come non esistono bombe “intelligenti”, infatti, quelle dall’azione mirata, le cosiddette armi tattiche utilizzabili in una prima fase dell’escalation nucleare non sono affatto una soluzione dagli effetti meno gravi.

Ad ogni modo, di questo scenario dobbiamo parlare. Lo ha fatto anche l’Accademia dei Lincei attraverso il gruppo di lavoro per la Sicurezza internazionale e il controllo degli armamenti (Sica), con l’appello lanciato: “Ci rivolgiamo agli scienziati dei Paesi coinvolti direttamente o indirettamente, in particolare alla comunità intellettuale che ha partecipato alle Conferenze Amaldi organizzate dalla nostra Accademia, inclusi gli scienziati russi, affinché intervengano”. Nei limiti delle loro possibilità, quello che possono fare è “denunciare all’opinione pubblica i rischi reali connessi con l’uso di armi nucleari tattiche e chiedano ai loro Governi di impegnarsi esplicitamente per il no first use delle armi nucleari”. “Contestualmente, chiediamo che si riprendano immediatamente negoziati globali relativi al disarmo nucleare, che coinvolgano tutte le potenze nucleari”, continuano gli accademici, nella dichiarazione condivisa dal presidente dell’Accademia dei Lincei Roberto Antonelli, e dal premio Nobel Giorgio Parisi.

Nella testa del nemico

Analizzare la psicologia del nuovo zar Vladimir Putin. Del suo cerchio magico, e quell’ideologia orientata al progetto imperialista di riunificazione delle cosiddette tre Russie: è l’obiettivo del libro di Orietta Moscatelli. Un volume che ci riporta alla guerra in Ucraina. Che vorremmo dimenticare tutti, almeno nella stagione estiva; ma proprio no, non è possibile – se non altro per rispetto di chi sta soffrendo e delle numerose vittime. Il libro si intitola “P. Putin e putinismo in guerra” (Salerno, pp 160, euro 20). Leggerlo è un esercizio per la mente e per il cuore. Emerge il grande interrogativo di fondo, sorto il ventidue febbraio scorso: in quale direzione sta andando il mondo? Per rispondere è necessario prima decifrare la psicologia di chi ha già cambiato la storia. E vuole riscriverla attraverso la propria ideologia e l’anti-democrazia. Quel che è chiaro in questa questione è che c’è un aggressore, il Cremlino, e una nazione aggredita, Paese sovrano democratico libero. Se le responsabilità sono ben chiare e note, servono analisi, valutazioni approfondite, guardando al lungo periodo. Il timore è che l’avanzata dell’esercito russo possa non fermarsi all’Ucraina. Ebbene, il libro della giornalista ricostruisce lo scenario di lungo periodo, con alcune valutazioni di prospettiva. Preziosa è la prefazione firmata da Lucio Caracciolo, direttore di Limes e grande esperto di geopolitica. La disamina parte da quell’azione azzardata, l’invasione nel cuore dell’Europa, le cui ricadute sono a tutti sconosciute. Anche alla Russia. Sfruttando l’amicizia con la Cina, il presidente della Federazione Russa ha lanciato la sfida all’ordine mondiale, sinora retto dagli Stati Uniti. Quest’ultimi non hanno preso coscienza della voglia di rivalsa di una potenza, anche nucleare, risollevatasi dal collasso socioeconomico seguito al crollo dell’Urss. Sarebbe questa la colpa degli Usa. Adesso la Russia continua a rompere gli equilibri, a ricattare l’Europa, e intenzionata a dividerla. Il disegno di Putin ha inoltre ragioni interne riconducibili alla crisi. Ovvero ai fallimenti in politica economica, che si intende in qualche modo coprire. Chiedetelo ai russi… Se non è dato sapere quale sia il reale consenso del governo moscovita, di certo il sentimento dominante tra gli occidentali è la preoccupazione. Che non ci deve paralizzare, tuttavia: per scongiurare tempi di guerra ognuno deve fare la sua parte. Perché, come ci ricorda papa Bergoglio, siamo artigiani di una storia da costruire. Oltre che custodi di un passato non irripetibile.

L’AUTRICE. Slavista e caporedattrice esteri dell’agenzia Askanews, Orietta Moscatelli su queste tematiche ha una conoscenza approfondita: ha già pubblicato Ucraina, anatomia di un terremoto (goWare, 2014), opera scritta a quattro mani con Sergio Cantone, e con Mauro De Bonis “Cecenia” (Editori Riuniti, 2004). Negli anni Novanta ha vissuto in casa del “nemico”. Ovvero a Mosca, prima di trasferirsi a Londra e a Lione. Da molti anni collabora con la rivista di geopolitica Limes.

Crisi Ucraina, quando a vincere è la paura

Esporsi ma non troppo. Inneggiare alla pace sui social, alla solidarietà, alla presa di posizione coscienziosa, ma non poter scendere in piazza per il timore di ritorsioni. Inviare sostegno vivo, armi al popolo oppresso, in mezzo agli aiuti umanitari, a farmaci e viveri; ma non uomini, truppe, in modo da scongiurare l’allargamento del conflitto, che dalla dimensione mondiale potrebbe presto assumere i connotati della devastazione atomica: per non comprometterci più di quanto possiamo già esserlo agli occhi di chi non rappresenta l’umanità del fratello russo. Accordarsi con una donna ucraina per un’intervista, ma poi ricevere il suo ripensamento, il dispiaciuto rifiuto, perché i suoi genitori hanno casa in Crimea. E naturalmente hanno paura. Nelle ore scorse sono stati raggiunti da minacce via Facebook. La Crimea è sotto il controllo russo – Putin vuole il riconoscimento del territorio invaso nel 2014. E “le minacce arrivano ovunque”. Quando hai familiari e un figlio piccolo, devi pensare alla sicurezza loro. Usare prudenza e la ragione che è ignota all’invasore. Occorre pregare, allora, in certe occasioni, ovvero non distogliere la mente dal bene comune. Guardare immagini terribili e non fermarsi alla censura. Ma nemmeno permettere all’emotività di avere il predominio. Restare razionali e saldi nella fede, sereni, speranzosi, positivi. Un’impresa quasi impossibile. Perché il sentimento dominante nel mortale, nell’umano, è e non può che essere la paura.

Tutto questo è la guerra in Ucraina. Una follia, peraltro anacronistica. Una partita a scacchi contro la morte, il nemico, nella quale il dito si fa tremolante ad ogni mossa. Dove la prova muscolare non può essere risolutiva. Servirebbe, piuttosto, un cavallo di Troia, l’arguzia. La mossa giusta.

Intanto, per un’azione di supporto rapido e concreto, a beneficio della popolazione ucraina colpita e degli operatori umanitari e socio-sanitari, si può aderire all’iniziativa congiunta “Un aiuto subito” promossa da TgLa7 e dal Corriere della Sera.