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Il cambiamento climatico impatta sulla salute: l’allarme dell’Oms

Non solo eventi meteo estremi. Che, destinati a moltiplicarsi, trasfigurano i paesaggi e danneggiano l’economia. Non solo danni materiali o affettivi, perdite di attività e di vite: il cambiamento climatico può impattare negativamente sulla qualità della vita. Ovvero sulla salute delle persone in tutto il globo.

LA LOTTA AL CAMBIAMENTO CLIMATICO COME PRIORITA’ ASSOLUTA- Gli esperti non hanno dubbi. “Il cambiamento climatico ci sta facendo ammalare, e intervenire con urgenza è una questione di vita o di morte”, avverte l’Organizzazione mondiale della sanità. Il danno più evidente è il caldo estremo. Che comporta numerosi rischi per la salute: dai disturbi renali alle malattie cardiovascolari e respiratorie, dal rischio di complicanze per le donne incinte o per i soggetti più fragili con patologie, sino al decesso dell’individuo, alle morti premature. Quasi certamente il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato. Si dovrebbe superare il record del bollente 2023, secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM). Gli altri fattori che influenzano la salute derivano dall’inquinamento atmosferico. Si pensi che nei giorni scorsi la seconda città più grande del Pakistan, Lahore, ha registrato valori 40 volte superiori al livello ritenuto accettabile dall’Oms.

LE MALATTIE INFETTIVE- Il cambiamento climatico costringe uccelli, zanzare e mammiferi a spostarsi oltre i loro habitat ideali. Il risultato è che gli stessi possono diffondere malattie infettive. Parliamo di quelle trasmesse dalle zanzare: dengue, chikungunya, virus Zika, virus del Nilo occidentale e malaria. A causa del riscaldamento globale potrebbero diffondersi ulteriormente. Il rischio è già concreto. Quello di trasmissione della dengue, infatti, è aumentato del 43 per cento negli ultimi 60 anni, secondo The Lancet Countdown – oltre 5 milioni i casi registrati lo scorso anno.

GLI ACCORDI SUL CLIMA- La madre di tutte le questioni dovrebbe essere in cima alle agende di governo e monopolizzare il dibattito pubblico. L’auspicio quindi è che il prossimo presidente degli Stati Uniti cambi posizione: nel giorno del suo nuovo insediamento alla Casa Bianca, il 20 gennaio 2025, Donald Trump firmerà l’ordine esecutivo per il ritiro dall’accordo di Parigi sul clima. A rivelarlo, il Wall Street Journal. E c’è da crederci, visto che il successore e insieme predecessore di Joe Biden si era già ritirato dall’accordo nel 2019.

Ricordiamo che il trattato internazionale stipulato nel 2015 tra gli Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) si propone l’obiettivo di contenere la temperatura media globale ben al di sotto della soglia dei 2 gradi. Possibilmente sotto 1,5° rispetto ai livelli preindustriali. La realtà dice che la direzione in cui si sta andando è contraria: si stima un aumento della temperatura compreso tra 2,6 e 3,1 gradi, entro la fine del secolo. Una catastrofe. L’Italia, per scongiurarla, è disposta a fare la sua parte, ha assicurato la premier Meloni intervenendo alla Cop29.

Il mondo si prepara a una nuova pandemia 20 volte più mortale del Covid

“Con i nuovi avvertimenti dell’Organizzazione mondiale della sanità, secondo cui una Malattia X sconosciuta potrebbe causare 20 volte il numero di vittime della pandemia di coronavirus, quali nuovi sforzi sono necessari per preparare i sistemi sanitari alle numerose sfide?” È l’interrogativo posto al World Economic Forum (Wef). Che ha preso il via quest’oggi, lunedì quindici gennaio, nella cittadina svizzera di Davos. La malattia di cui si discuterà tra due giorni è fortunatamente frutto dell’immaginazione. O meglio (peggio), di ciò a cui si potrebbe realmente andare incontro. Non è catastrofismo. Parlarne, anzi, in termini di prevenzione non può che essere positivo. E pure a catastrofe avvenuta, nella malaugurata ipotesi: in un mondo lacerato da conflitti e da crisi senza soluzioni, dalle divisioni, sino al pericolo di una guerra estesa tra i continenti, la lotta alla nuova pandemia potrebbe ricompattare la stessa umanità. Proprio come accadde contro il Covid.

La nuova pandemia, non troppo ignota

Gli scienziati ritengono che il rischio sia accresciuto dalla crisi climatica, dai crescenti cambiamenti dell’ambiente, e dallo sviluppo delle armi biologiche. È plausibile segnatamente che, in considerazione della crescita rapida della resistenza dei batteri agli antibiotici, la prossima “malattia X” sia un’infezione batterica, tra quelle che all’umanità sono già note. Gli avvertimenti su quanto potrebbe accadere in un futuro non troppo remoto sono condivisi dall’Oms. Dal suo direttore Tedros Ghebreyesus, il quale figura tra i relatori del focus, insieme al Presidente e amministratore delegato della multinazionale Royal Philips, e al Presidente del consiglio di amministrazione di AstraZeneca. Gli stessi converranno sulla necessità di lavorare sui vaccini anticipatamente. Perché nulla si improvvisa nella ricerca – non sono nati dal niente neppure i vaccini “sperimentali” anti Covid.

Non solo ambiente

Al centro del Forum economico ci sono in primo piano la guerra in Ucraina e il conflitto in Medio Oriente. All’evento, giunto alla 54esima edizione, sono attesi 2.800 partecipanti, tra cui decine di capi di Stato e di governo; esperti, rappresentanti di organizzazioni internazionali e di società farmaceutiche. Gli incontri sui vari temi si susseguiranno sino al diciannove gennaio. Centoventi sono i Paesi rappresentati all’appuntamento internazionale che si tiene per consuetudine nella seconda o nella terza settimana del primo mese dell’anno, a cura dell’organizzazione svizzera no profit, chiamando a raccolta la politica mondiale e l’élite imprenditoriale. I riflettori quindi saranno accesi anche sulla nuova pandemia capace di scuotere il mondo. Sulla malattia alla quale non è stato dato ancora un nome. E sebbene non siano definiti i contorni, i sintomi e la causa della stessa, l’agente patogeno, la questione si pone come presupposto alla realtà da affrontare con responsabilità e trasversalmente. Per rifare memoria del primato della natura sull’uomo.