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Rossella Merendino e la bicicletta: un ritorno di fiamma

Venticinque anni compiuti la scorsa settimana. Occhi che rapiscono, che incantano. Un fisico mozzafiato scolpito dalla fatica e dalla natura, dalla vita sana. Rossella Merendino sembra una miss, una modella, più che una biker. Ha una mente ben allenata, brillante, agile, disposta ad allargare i confini della conoscenza e delle esperienze che si possano maturare. Il suono della sua voce rimanda ai luoghi vicini e remoti che ha visitato. Alle persone che ha conosciuto, incontrato. Ai prodotti tipici più gustosi, intesi come culture, risorse e peculiarità sparse per il mondo. Originaria di Taranto, il suo nome è legato all’azienda agricola Olivaro, realtà imprenditoriale del territorio ionico: l’attaccamento alle proprie origini, alla terra in cui è cresciuta (Maruggio), dev’essere sempre forte, ben radicato. Al pari della cultura del lavoro, ereditata. L’atleta ha vestito la maglia della squadra Ciclosport 2000 di Grottaglie, e per le sue doti si sta facendo conoscere, apprezzare nel mondo delle due ruote.

Nel 2021 ti sei tolta in gara delle soddisfazioni: dai successi alla Varano bike race e alla Neanderthal cup alla conquista del podio nel campionato Challenge xco Puglia. Il bilancio quindi è positivo?

“Assolutamente sì. Considerando anche che ho cominciato a praticare il ciclismo nel 2020, per puro svago: mi sono tesserata, ho conosciuto persone, agonisti e preso in considerazione l’idea di gareggiare, come loro. Ho la mente un po’ competitiva, devo dire. Alla base del mio percorso può esserci stato questo. Ho deciso di farmi seguire da un allenatore esperto. L’anno scorso ho quindi intrapreso quest’avventura che mi sta dando soddisfazioni”.

Ti abbiamo vista impegnata all’inizio della scorsa estate alla prima prova di “Cicloamatour”. L’hai fatta per gioco, per tenerti allenata, oppure pensi di darti al ciclismo su strada con più continuità, in futuro?

“La strada in questo momento è in secondo piano. Sicuramente è la mountain bike quella che scorre di più nelle mie vene. Quest’anno vorrei prendere parte a una o due gare nazionali come la Dolomiti Superbike, o qualche Marathon dei Parchi naturali. Questo rientra nel mio programma. Non so se riuscirò anche a gareggiare su strada”.

Da dove nasce la tua passione per la bici? E cosa rappresenta per te questa dura disciplina, la cui pratica richiede tecnica, coraggio e abilità di guida?

“La mia passione per la bici, per la mtb in particolare, c’è sempre stata. Probabilmente perché ho avuto la fortuna di crescere in campagna: uno dei miei passatempi preferiti era quello di esplorare le campagne circostanti in mountain bike. Sin da piccola ero abbastanza temeraria. Non avevo paura di esplorare posti nuovi, anche in solitaria. Ero abbastanza spericolata, tanto che conservo qualche cicatrice post caduta. Ho abbandonato questa passione per colpa degli studi. L’ho ripresa, ripeto, per puro caso nel 2020 durante il lockdown: mio padre si regalò una ebike, e a me fece dono di una mtb. Pedalare fu il nostro unico svago nel periodo in cui si era confinati nel comune di residenza, per colpa della pandemia. In estate ho poi acquistato una mtb performante. Ho fatto amicizia con tanti ciclisti, della zona e non. Da allora non mi sono più staccata da questo grande amore. Per me la bicicletta è maestra di vita. Grazie a lei sono riuscita a scoprire lati di me stessa del tutto nuovi, forze che non sapevo di avere. La bicicletta ti cambia l’esistenza. Le sono veramente grata, perché grazie a queste scoperte affronti la vita di tutti i giorni in maniera diversa: le difficoltà, gli imprevisti con una consapevolezza nuova”.

Quando non pedala, chi è Rossella Merendino?

“Di me posso dire che sono laureata in Strategie d’impresa e management presso il Dipartimento jonico di Taranto. Attualmente lavoro come consulente aziendale presso una big four con sede a Bari. Le big four sono le quattro società di revisione più grandi al mondo. Io mi occupo di fornire servizi di consulenza contabile e fiscale. Rossella, poi, è anche altro… È amante dei viaggi, del buon cibo, del buon bere”.

Articolo pubblicato su “L’Adriatico” nr 129