C’è un perseverare mai diabolico nella tutela della bellezza che passa dalla cura del creato. Dalla difesa dell’ambiente e di ogni abitante. È un’operazione virtuosa, e pure contagiosa: Mimmo Laghezza l’aveva praticata con “Il formicaio delle Zampe pelose” (Ass. Multimage, 2017) facendosi interprete della volontà di riscatto della comunità ionica rappresentando, con originalità, la bellezza e il dramma di un territorio oppresso dai veleni dell’industria pesante. Adesso lo scrittore e giornalista di Taranto ci riprova attraverso un’opera scritta a quattro mani con Manuela Barbaro. Si intitola “Mariolino va per mare”, pubblicato dalla stessa Multimage nella collana Lisolachecè, ed è un racconto per bambini e per ragazzi, concepito come atto d’amore verso la città dei due mari. Centocinquantanove pagine immerse nei pensieri e nelle immagini della professoressa Barbaro – bellissime illustrazioni. Dentro ci sono gli odori del mare, le fatiche di chi deve lavorare, darsi da fare, le bellezze nascoste della “città vecchia” che chiede perennemente di essere valorizzata; i riti, le tradizioni popolari di una comunità che sa essere generosa e sempre accogliente.
È un pubblico trasversale quello a cui si rivolgono i due autori. Vi rientrano ragazzi “fino a 99 anni”, confida lo stesso Mimmo Laghezza, lasciando intendere che non c’è un’età limite oltre la quale si smette di essere lucidi sognatori, uomini e donne desiderosi di rendere questo mondo sempre più abitabile. Persone capaci di emozionarsi di fronte al miracolo che si rinnova nel quotidiano. Perché la Taranto “sospesa tra una bellezza senza parole e la bruttura dei fumi senza logica” ha in sé, preservate, risorse che attraggono e incantano lo spettatore: al primo posto, naturalmente, spicca il mare, che per il tarantino rappresenta un orizzonte di prosperità e di pace.
Altro cuore pulsante del racconto è la scuola. Che resta, ancora oggi, il luogo della formazione, più che della mera istruzione. Così Mariolino va per mare ha carattere pedagogico e il merito di affrontare tematiche complesse come l’emergenza migranti. A far da sfondo la fede, intesa come sentimento di empatia e di compassione verso i più bisognosi. Mentre l’amore è rappresentato in tutte le sue forme mirabolanti. Ebbene, l’atteggiamento proattivo di chi si apre alla vita, alla natura e alla bellezza, rappresenta la miglior risposta alla contraddizione offerta dalla stessa esistenza. Il protagonista della storia ha soltanto otto anni. Ma anche un bagaglio di esperienze: confrontandosi con la realtà, può crescere bene e in fretta, potendo contare su una grande figura di riferimento: il nonno, che lo fa imbarcare a bordo del suo peschereccio. Il libro rivolto ai più piccoli ricorda al lettore quanto gli stessi possono farsi portatori di valori e ideali sani. Con i loro occhi, con la loro forza energia coraggio, l’umanità può scorgere la bellezza nel dramma riscattando un’esistenza dominata dalla cultura dell’indifferenza e dai nemici della vita spirituale.
(Pubblicato su “Lo Jonio” nr 211)