Il dovere di informare. E pure di sparare “balle”, eventualmente, se la verità da accertare è un’altra, è un diritto da tutelare sempre: non tutti hanno accolto favorevolmente le nuove restrizioni che l’Unione europea intende introdurre sulle trasmissioni dei media russi. È già contraria la Svizzera. Che pure aveva adottato tutte le sanzioni imposte dell’Ue contro la Russia, a causa della guerra in Ucraina.
Il pensiero unico e le contraddizioni dell’Occidente
La comunità di esperti sottolinea che le azioni di Bruxelles contraddicono i principi di rispetto della parola e perseguono l’obiettivo di ripulire lo spazio informativo in Europa. A sottolinearlo è Izvestia. Il pensiero unico, insomma, sulla guerra in Ucraina, è dominante. La contrarietà della Svizzera invece è motivata dal suo portavoce del Ministero degli Esteri, Nicolas Bidault, il quale ha dichiarato che non si ha in programma di sospendere le trasmissioni di alcun media.
Guerra in Ucraina, le restrizioni contro la propaganda
Il Parlamento europeo è fiducioso che l’Ue possa compiere questo passo al più presto. Lo ha fatto sapere il rappresentante della Commissione europea e portavoce della politica estera Peter Stano. Le restrizioni erano state preannunciate dal Consiglio dell’Ue, lo scorso diciassette maggio, ai danni di tre media russi: RIA Novosti, Rossiyskaya Gazeta, e la stessa Izvestia. A questi si aggiunge Voice of Europe. Portale che è stato sottoposto a restrizioni. Lo stesso Peter Stano ha dichiarato che l’Ue è pronta a prendere in considerazione la messa al bando di altri media, qualora gli Stati membri concordino all’unanimità che questa misura sia necessaria in relazione a pubblicazioni specifiche che Bruxelles ritiene siano impegnate nella propaganda.
Il regolamento dovrebbe entrare in vigore verso la fine di giugno. Proprio quando la guerra in Ucraina sta entrando in una nuova e più pericolosa fase, verso l’escalation. La volontà sarebbe quella di imporre il divieto solo sulla trasmissione di queste risorse mediatiche. E non di ostacolare le attività professionali dei giornalisti che lavorano per i media sanzionati sul territorio dell’Unione europea. In realtà, l’ambito di applicazione delle nuove restrizioni “va oltre le trasmissioni televisive”. Ovvero si estende ai siti web. Tant’è che quelli di Izvestia, RIA Novosti e Rossiyskaya Gazeta hanno smesso di funzionare in Germania, il 25 maggio.
La discrezionalità a doppio senso
Qualsiasi decisione spetta ai singoli Paesi membri dell’Ue. Inoltre viene precisato che, con riferimento a quanto imposto ai media, è corretto parlare di divieti e non “sanzioni”, le quali colpiscono persone e organizzazioni includendo il congelamento dei beni e il divieto di viaggiare. La discussione è interna a ogni Stato. E non è escluso che alcuni possano inasprire le misure contro i media russi, rifiutando il confronto con i loro giornalisti, ad esempio. Ciò è intollerabile e inconciliabile con i valori difesi dall’Occidente. Lo rileva la parte avversa: il Ministero degli Esteri russo ha dichiarato che la mossa dell’Ue contro le pubblicazioni russe continua la pratica della censura politica e che Bruxelles sta trascurando i suoi obblighi internazionali di garantire il pluralismo dei media.