Secondo i servizi segreti americani, il magistrato calabrese rischia di saltare in aria, come accadde a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ma Nicola Gratteri non si lascia intimorire. Lo dicono le sue ultime apparizioni televisive, dal Maurizio Costanzo show a Otto e mezzo, a Piazzapulita. Egli sa di dover convivere con la paura. Mettendo a rischio la propria vita, la mission del procuratore della Repubblica di Catanzaro, uno dei magistrati più importanti del nostro Paese, è portare avanti la battaglia contro la ‘Ndrangheta. Inoltre migliorare il sistema penale e processuale. Duro il suo attacco al governo, negli ultimi giorni. Resta aperto il suo interrogativo: cosa fa il premier Draghi? Come si intende intervenire, a supporto della magistratura, per combattere la criminalità organizzata, le mafie tutte? Nulla di concreto, a quanto pare, nel disinteresse generale. Ma sì, sottostimiamo l’allarme… Tanto abbiamo deciso che la stagione stragista è conclusa (come le guerre in Europa). Quando uno muore, poi, diventa eroe, e viene celebrato per sempre da intere generazioni. Nicola Gratteri non è solo: dalla sua parte c’è la parte sana della società, e una squadra di “giovani eccellenti magistrati” che con lui collabora. Ma non basta, se manca l’attenzione delle alte cariche dello Stato della Repubblica italiana. Si pensi che l’uomo non ha mai avuto la possibilità di confrontarsi con Mario Draghi, né con il ministro della Giustizia, Marta Cartabia. E questo è sconcertante.
NON PERVENUTO. Sotto accusa il premier Draghi sul tema della sicurezza e della giustizia. Il governo, secondo Nicola Gratteri, non sta facendo nulla sul piano normativo. “Sta smontando anzi le norme che c’erano – denuncia – il messaggio che sta arrivando alla gente comune, oltre agli addetti ai lavori, è che c’è aria di smobilitazione: non c’è più attenzione, non è nell’agenda di governo, il tema”. Draghi giudicato non pervenuto nella lotta alla criminalità organizzata e non soltanto. Il magistrato contesta infatti una serie di norme, dalla riforma dell’ordinamento giudiziario alla improcedibilità, che non servirebbero proprio a nulla: non possono velocizzare i processi, né dare risposte alla comunità, o migliorare la qualità lavorativa dei magistrati e delle forze dell’ordine. Sono norme da “liberi tutti”. Ovvero quasi punitive nei confronti della magistratura. L’attacco del dottor Gratteri è pesante. E se vero è che il presidente Draghi ha parlato nei giorni scorsi della criminalità organizzata, come problema da affrontare, bisogna considerare che nel giorno del suo insediamento a Palazzo Chigi non ha detto una sola volta la parola “mafia”, senza mai toccare l’argomento per un intero anno: lo ha fatto solamente all’indomani della partecipazione del magistrato alle trasmissioni di Lilli Gruber e di Maurizio Costanzo prendendo parte al 30esimo anniversario della Dia (Direzione investigativa antimafia) a Milano. Un intervento forzato tardivo fumoso. Draghi peraltro si è limitato a far riemergere quanto riportato nelle relazioni della Dia, dello Sco e del Ros di 8-10 anni fa.