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Genio e regolatezza: una vita sul tatami

Faggiano – Taranto. È un pomeriggio uggioso, una domenica dal sapore invernale. Silvia Semeraro ha un gran da fare. Come in tutti gli altri giorni della settimana, di questi tempi in particolare: quando sei di ritorno da Dubai, dove hai vinto due pesanti medaglie ai campionati italiani (argento nella prova individuale del kumite -68 kg, bronzo in quella a squadre), devi concederti ai tifosi e alla stampa, devi presenziare gli eventi a cui sei invitata. Tra un impegno e l’altro, la campionessa orgoglio della Puglia e delle Fiamme Oro, il gruppo sportivo della Polizia di Stato, non si sottrae alle mie domande. Né alla richiesta di un po’ di sana evasione dalla routine quotidiana. Parlarle è avere la sensazione di conoscerla da sempre: ha un sorriso dolce, che non può mascherare, connaturato al carattere affabile, gioviale. Ma quando si passa la lingua sulle labbra pensando alla prossima gara, i suoi occhi prendono a brillare, come il felino che si lecca le ferite, per poi attaccare. Non a caso la chiamano “La belva umana”. La sua immagine simbolo ce l’ha regalata ai Giochi olimpici questa estate quando, colpita alla testa dalla turca Hocaoglu Akyol (la karateka era una maschera di sangue) ha continuato a combattere aggiudicandosi l’incontro del girone eliminatorio. 

Dimentica il tuo mondo, per un attimo, facciamo finta che tu non sia la campionessa di karate super richiesta e impegnata: non hai alcun impegno, nessun onere, nessuna intervista da rilasciare. Come e con chi passeresti queste giornate?

“Come una comune ragazza di 25 anni, vorrei passare le festività con la mia famiglia e con i miei amici: fare cose tipo giocare a carte, guardare film di Natale, per rilassarmi, per godere e rinsaldare quei valori che mi hanno formata. La casa è l’unico posto dove mi sento al sicuro. Mi fa stare bene e mi ricarica”.

Il tuo 2021 è stato straordinario. Ma siccome sei una vincente, in cosa ritieni di dover migliorare?

“Sì, è stato un anno pieno di emozioni e di soddisfazioni. Sono arrivati i risultati, le medaglie, ma anche le batoste: penso al quinto posto alle Olimpiadi di Tokyo e all’oro mancato a Dubai. Resta l’amaro in bocca, non posso negarlo. Comunque io mi sento una donna cambiata. Sul piano caratteriale, e su quello tecnico-tattico, per merito anche del team con cui ho lavorato, perché il lavoro fatto ha dato i frutti sperati. I miei cambiamenti sono stati percepiti anche dalle avversarie. Dalle sconfitte imparo, mi rimbocco le maniche. Così, il mio bagaglio tecnico è migliorato. L’obiettivo è accrescerlo con elementi nuovi, in modo tale da essere imprevedibile, creativa nelle gare. In questo modo posso estrarre quella carta vincente in favore del risultato e dello spettacolo. Posso fare la differenza sul tatami, portare a casa l’incontro, sconfiggere quelle avversarie che mi hanno studiato”.

In pratica, qual è la ricetta giusta adatta a ogni essere umano?

“Avere un atteggiamento positivo, sempre, credere in se stessi e lavorare tanto”.

Torniamo alla Premier League di Mosca, a quell’attesa snervante che ha preceduto la tua rivincita sulla campionessa olimpica in carica, l’egiziana Feryal Abdelaziz. A Silvia Semeraro come piace vincere sul tatami? Lo hai già detto, in parte…

“Beh sicuramente mi piace vincere ai punti. Non per squalifica e infortunio dell’avversario. In ogni caso, io stavo conducendo l’incontro: per come stavo bene, ritengo che non mi avrebbe rimontato. Battere la campionessa olimpica è stato bello. Non era una sfida come tutte le altre”.

(Pubblicato su “Lo Jonio” nr 213)

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