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Yemen, nella guerra dimenticata si apre uno spiraglio di luce

In sette anni ha fatto 377mila vittime. La guerra è sempre un abominio: anche quella dello Yemen, che sembra essere dimenticata o ignorata dall’Occidente, dall’Europa, attenti in modo particolare a ciò che accade in Ucraina – e sempre meno, a dire il vero. La buona notizia è il cessate il fuoco. Ovvero una tregua tra i sauditi a capo della coalizione anti Houthi e i ribelli sciiti sostenuti dall’Iran. Va detto che nelle ultime ore si registrano continue violazioni del cessate il fuoco. Lo ha denunciato Ahmed bin Mubarak, il ministro degli Esteri yemenita, con riferimento al massiccio attacco militare lanciato dalla milizia Houthi nell’area di Dhabab, a ovest della città di Taiz.

LA DEVASTAZIONE. Quella vissuta in Yemen è stata definita la più grande crisi umanitaria del XXI secolo. È stato l’ultimo rapporto dell’Onu, datato novembre 2021, a dare quel numero spaventoso di vittime, al 60 per cento per gli effetti indiretti del conflitto. Ad esempio per la scarsità di acqua e cibo. Come riferito dall’Undp, l’Agenzia per lo sviluppo dell’Onu, lo scorso anno ogni 9 minuti è morto un bambino di età inferiore ai 5 anni. Non poche sofferenze sono inflitte agli adulti. E la carestia ha fatto più di 9mila vittime.

GLI INTERESSI. La guerra civile dello Yemen si protrae dal 2015. Era la notte tra il 25 e il 26 marzo quando alcuni aerei, guidati dalla colazione araba, bombardarono presso Riad le postazioni dei ribelli. Questa guerra interessa all’Egitto, che non vuole sfilarsi dalla colazione araba, all’Arabia e all’Iran che guardano alla posizione strategica dello Yemen, utile al controllo dello stretto di Bab el Mandeb. In gioco ci sono gli scambi commerciali e il petrolio. Inoltre i giacimenti di idrocarburi dei quali la provincia di Hadramawt è ricca. Centrale è il ruolo di Al Qaida nel tentativo di destabilizzare il governo yemenita: l’insurrezione dell’organizzazione terroristica ha avuto inizio nel 1998, in forma di guerriglia, per proseguire in questa lunga guerra civile. Chi ci guadagna dal conflitto? Come ha denunciato la Rete italiana pace e disarmo, molti degli attacchi aerei non sarebbero stati possibili senza forniture di armamenti europei: i governi e le aziende europee hanno continuato a sostenere la coalizione a guida saudita esportando bombe, armi, servizi di manutenzione e addestramento.