Invertire la rotta. Arrestare un processo che, per certi aspetti, appare già irreversibile: la salvaguardia del creato, l’azione di contrasto alla crisi ambientale, passano anche attraverso l’opera green di copertura arborea urbana, sostenuta dall’Istituto forestale europeo (Efi). Occorre ridisegnare le città del futuro portando avanti la sfida di un’economia che al metta al centro la vita. Il concetto chiave è questo. Serve, urge anzi, un cambio di paradigma. Perché, se lo scopo è il consumo, l’effetto creato è quello del boomerang.
Da un lato ci sono città modello come Oslo, Berna, Lubiana e Parigi, che vantano un 20 per cento di verde; dall’altra le metropoli che non se ne curano, che inquinano – la maglia nera è Atene. Cosa accade nel Belpaese? L’Italia è riconosciuta come leader capace di influenzare il design urbano e industriale, in tutto il mondo, nella ricerca della Bellezza che va oltre il buongusto. L’Efi allora ha aperto recentemente una sede anche a Roma.
Le tematiche di cui si discute non sono affatto nuove. Basti ricordare che l’Istituto forestale europeo, con sede in Finlandia, a Joensuu, è nato nel 93 del secolo scorso. La sua mission è quella di dare sostegno alle politiche sulle questioni relative alle foreste. In modo scientifico, attraverso la ricerca e la condivisione, la messa in rete. L’attenzione nelle città non è rivolta solamente ai parchi ma anche alle infrastrutture. Servono alberi per la deforestazione: il verde dovrebbe colorare l’area urbana, periurbana ed extraurbana. La comunità poi è chiamata a prendersi cura di quanto abita le città del futuro.
Deve fare la sua parte la politica. E in Italia si sta andando nella giusta direzione, bisogna dire: la forestazione delle città metropolitane, quelle più colpite dagli effetti nefasti del cambiamento climatico, era prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) con lo stanziamento di 300 milioni di euro. I Comuni stanno recependo l’istanza riconoscendo un’opportunità unica nell’iniziativa.