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L’inutile pressing dei sindaci sull’obbligo della mascherina all’aperto

“Se ci fosse un provvedimento nazionale, come abbiamo spiegato al Governo, sarebbe tanto di guadagnato, perché daremo un segnale unico all’intero Paese”. Così Antonio Decaro ha invocato l’obbligo della mascherina all’aperto. L’obiettivo è ridurre la circolazione del virus, nelle ore in cui i contagi aumentano, unitamente alla preoccupazione per la “Omicron”, per la quale i ministri della Salute del G7 richiedono un’azione urgente – l’allarme è stato comunque ridimensionato dalla scienziata Angelique Coetzee, che parla di sintomi lievi indotti dalla nuova variante. In Italia i sindaci stanno facendo pressing sul Governo perché lo stesso valuti l’opportunità di rendere obbligatorio l’uso della mascherina all’aperto su tutto il territorio nazionale, dal 6 dicembre al 15 gennaio. Lo fa sapere il sindaco di Bari e presidente dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) guardando ai giorni nei quali le strade cittadine vanno riempiendosi di gente. L’obiettivo, per quel periodo coincidente con le festività natalizie, è aumentare le restrizioni, per chi non ha fatto il vaccino particolarmente. Secondo lo stesso Decaro, usare la mascherina anche all’aperto significa abbattere significativamente (“almeno del 50 per cento”) la possibilità di diffondere il virus.

Premesso che la prudenza non è mai troppa, c’è da interrogarsi sull’utilità della proposta, diventata già realtà in diversi comuni, nei centri storici. Servirebbe veramente? Se c’è qualcosa che abbiamo imparato in questi quasi due anni di convivenza col virus maledetto è che per essere contagiati bisogna essere a contatto stretto e piuttosto prolungato con la persona infetta: al netto della straordinaria contagiosità di questa o di qualsiasi altra variante, appare altamente improbabile che, incrociando in strada una persona positiva al Covid, un individuo (peraltro vaccinato) possa essere contagiato in una frazione di secondo. Altro discorso ovviamente è l’assembramento. Quelle condizioni di stazionamento, nelle quali il Covid può trovare in effetti terreno fertile. Più dell’obbligo generalizzato della mascherina all’aperto, sarebbe opportuno affidarsi al buonsenso. Ovvero cautelarsi anche laddove non interviene la legge. Nel contenimento della circolazione virale, che in Italia resta più bassa rispetto agli altri Paesi Ue, è bene intervenire e investire nei luoghi al chiuso: assicurarsi che il green pass venga controllato ad ogni ingresso, potenziare la rete dei mezzi di trasporto; mettere in sicurezza il mondo della scuola, dove aumentano i focolai, per l’assenza di distanziamento. Magari far rispettare l’obbligo della mascherina nei palazzetti e negli stadi, dove abbondano le strette di mano e gli abbracci. Ma almeno, quando siamo a passeggio su una strada pressoché deserta, ci sia concessa la libertà di respirare l’aria assaporando anche l’odore del freddo senza avere indosso quella museruola tanto odiosa quanto benedetta.

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