Il fil rouge è il male oscuro. Che in forma manifesta o latente attraversa i personaggi, tutti: in “La composizione del grigio”, di Sara Notaristefano, i riflettori sono accesi sulle ombre e sulle anime, sul dramma incontrastabile e indefinibile. La protagonista del libro, edito dalla casa editrice lombarda Divergenze e curato da Mara Venuto, ripercorre la formazione dell’identità attraverso i diversi colori. I quali rappresentano, ciascuno, una fase specifica dell’esistenza. Insieme formano il bianco, al quale si contrappone il nero, inteso come il colore del male per eccellenza. È dal mescolarsi dei due colori che nasce il grigio. Quest’ultimo può rappresentare al meglio la protagonista del romanzo. Ovvero, in generale, ogni esistenza. La peculiarità del libro della professoressa Notaristefano è l’assenza di nomi: i personaggi vengono identificati esclusivamente attraverso i rapporti di parentela. Scelta motivata dalla presunta superiorità del dramma. Che refrattario alla cristallizzazione in qualsivoglia forma, non può veder affermarsi la volontà di un essere su un altro, attraverso la consuetudine universale dell’onomastica. È il dramma la “ragion d’essere” dei personaggi – e qui la studiosa si rifà a Pirandello, chiarisce Mara Venuto nella sua nota critica. Ma come un’apocalisse, quel color grigio rivela inaspettatamente una continua opportunità di vita, attraverso cui la protagonista della storia può comprendere le sfumature che la completano come artista. Come amante, madre e figlia. E a ben vederlo il colore – non colore ha in sé i tratti del rosso e del blu, riflesso della città dei due mari, confida la stessa Autrice: Taranto “nel mio cervello si ammanta di colori tristi, quando penso ai colori che l’affliggono”. “Ma quando penso a lei con amore, non riesco a non vederla rossa e blu. Rossa come la passione. Blu come il mare. Amore e mare”. Taranto e la rinascita. La gioia effimera e il perdurante dramma. Gli opposti che coabitano forzosamente, e si attraggono alterando la percezione comune. Nelle centosessantuno pagine del libro, intense ed introspettive, il colore che si esalta è il raffinatissimo grigio, simbolo della pienezza della vita. Le sottotrame allora sono fatte di esperienze dolorose come la depressione materna e post partum della protagonista. Ma anche la fede e ciò che dà nutrimento all’arte e alla voglia di scrivere. C’è racchiuso un universo, quello femminile, che va difeso dalle violenze e delle discriminazioni che sono dure a morire.
Il colore dell’attesa è il bianco per Sara Notaristefano, che (classe 1980) è nata a Taranto, residente da anni a Merano, dove insegna Lettere all’istituto “Gandhi”. Ha all’attivo diverse pubblicazioni. È autrice di novelle e poesie in volumi antologici. Nel 2020 il suo racconto Breve storia di ordinari alibi familiari ha riscontrato gradimento, selezionato tra i vincitori del Premio Velletri Libris, menzione speciale Fernando Cancellieri. Critica positiva anche per lo stesso ultimo romanzo. La composizione del grigio, infatti, entrato nella cinquina del premio Sant’Elpidio a Mare nell’ambito della rassegna “Libri a 180°”, è tra i finalisti dello Zeno.
(Articolo pubblicato su “Lo Jonio” nr 208)