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Energia pulita, la prima batteria gravitazionale in Cina

La buona notizia viene dal Paese che più inquina. Ovvero dalla Cina, corresponsabile in larga parte del fenomeno del surriscaldamento globale, del quale stiamo facendo tutti le spese. C’è da benedire l’entrata in funzione della prima batteria gravitazionale. Il progetto portato a termine nei pressi di Shanghai, nella provincia di Jiangsu, porta la firma di Energy Vault, azienda svizzera. È il primo impianto di stoccaggio a gravità non pompato al mondo.

Batteria gravitazionale, come funziona

Il progetto utilizza i nuovi sistemi di sollevamento a nastro dell’azienda. Quella appena partita è una torre con molti motori elettrici alimentati dall’energia solare. Struttura di stoccaggio a gravità da 25 MW/100 MWh. Tali motori, quando l’energia viene fornita dalla fonte, sollevano verso l’alto i blocchi da 24 tonnellate; gli stessi, quando ricadono, generano nuovamente elettricità, che può essere utilizzata per lo scopo previsto. L’efficienza prevista è dell’80 per cento pari a quella delle batterie e degli accumulatori idroelettrici. I quali funzionano secondo un principio simile. Va precisato che le batterie consentiranno di immagazzinare l’energia in eccesso prodotta dai parchi solari ed eolici; e che per produrre i blocchi è possibile utilizzare il suolo o gli scarti delle miniere. Avviata la prima fase di messa in funzione della batteria, la connessione alla rete elettrica è prevista per il quarto trimestre dell’anno in corso.

Un punto di partenza, modello virtuoso

“Sebbene questo rappresenti un traguardo significativo, il nostro lavoro in Cina è solo all’inizio, visti i recenti annunci locali di accumuli di energia a gravità per svariate ore GW, tra cui i progetti annunciati nel 2022 a sostegno dell’iniziativa cinese ‘Parchi a zero emissioni di carbonio’ con la tecnologia di accumulo di energia a gravità di Energy Vault”. Così il presidente e amministratore delegato della stessa azienda svizzera Robert Piconi commenta il piano di costruzione di cinque progetti dalla capacità di accumulo combinata di 2 GWh. Il sistema complessivamente funziona: il progetto dimostrativo installato nel 2020 in Svizzera ha dimostrato un’efficacia, efficienza di andata e ritorno del 75%. Energy Vault dichiara che prevede di migliorarla fino all’80 per cento circa.

Così la lotta al cambiamento climatico è possibile

C’è un altro aspetto non affatto secondario da sottolineare attorno a questa iniziativa. Ed è la collaborazione senza precedenti dimostrata tra i team degli Stati Uniti e della Cina: le due superpotenze, le maggiori economie del mondo, hanno unito le forze per affrontare il cambiamento climatico in modo concreto, significativo. Lo ha rilevato l’amministratore delegato di Atlas Renewable Eric Fang. Energy Vault aveva già annunciato che attraverso gli impianti installati nei nuovi parchi industriali a zero emissioni di CO2, Pechino intende raggiungere un risultato intermedio nel 2030 e la neutralità climatica entro il 2060. Dal continente asiatico all’America, passando per l’Europa, le grandi sfide del presente e del futuro si vincono attraverso l’innovazione e la cooperazione. Va ribadito.

“Terra e polvere”, la tenerezza come una trasgressione

Ce lo ricorda anche papa Bergoglio. Il povero Francesco che in queste ore, per qualche giorno almeno, merita in abbondanza i nostri pensieri, le nostre preghiere. La tenerezza è una vera rivoluzione, sia nella dimensione privata che in quella collettiva. Ce n’è tanta in “Terra e polvere”. Un film romantico e drammatico insieme nel quale i due protagonisti, Ma Youtie (interpretato da Wu Renlin) e Cao Guiying (Hai Qing), non si scambiano nemmeno un bacio, ma si prendono reciproca cura. Il loro è un amore con la A maiuscola. Un sentimento capace di mitigare le asprezze delle vite difficilissime che vivono.

Terra e polvere, l’intimità che solo in pochi raggiungono

“In città, prima di uscire insieme, le persone guardano anche ai beni materiali e poi decidono se amarsi o meno. Nei villaggi, le persone sono quasi invisibili e non possiedono nulla, quindi mi piace immaginare che il loro sia un amore puro”. Così il regista Li Ruijun, 38 anni, al suo sesto lungometraggio, fotografa la realtà dell’ambientazione. Siamo a Gaotai nel Gansu cinese. Questo l’obiettivo: “Ho voluto creare un mondo privato ed esclusivo tutto per loro. Quando si lavano a vicenda nel fiume o si sdraiano accanto per chiacchierare… Ecco, quella è l’intimità”. Terra e polvere è anche un film sui cosiddetti ultimi. Ovvero sulle persone che antepongono il silenzio al chiacchiericcio, al frastuono.

La Cina

A far da sfondo alla storia c’è un Paese che sta cambiando in una collisione di sistemi. Una civiltà che appare sospesa tra l’odierna urbanizzazione, non priva di contraddizioni, e il passato contadino, foriero di nostalgia. Per i suoi contenuti, il film, nelle sale italiane da ieri, si preannuncia interessante e di alto spessore: presentato in concorso al 72° Festival di Berlino, è stato insignito del Black Dragon Award e del Silver Mulberry Award al Far East Film Festival di Udine. In Cina è stato accolto con un notevole successo di pubblico. I matrimoni combinati, in una parte del Paese, accadono ancora. Così quello inscenato tra i due protagonisti di Terra e polvere dimostra non solo la casta attrazione ma anche la forza come somma di due solitudini. Povertà sociali emotive affettive capaci di tramutare e arricchirsi per mezzo dell’incontro che si fa legame solido e duraturo.