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Meteo, nessun caldo africano a ferragosto: quando si cade nel catastrofismo climatico

La premessa è che occorre combattere in modo concreto e celere quanto è correlato all’azione umana. Ovvero il tanto discusso, pernicioso fenomeno del cambiamento climatico, responsabile degli eventi meteo estremi. Pensiamo anche agli incendi che hanno fatto vittime e trasformato in un inferno il paradiso delle Hawaii. Come pure va contrastato il negazionismo di chi ha perso il contatto con la realtà. Ma non bisogna neppure esagerare, cadere nel catastrofismo facendo allarmismo climatico: con riferimento alle previsioni meteo per ferragosto, ad esempio, i media nazionali insistono su un’ondata di caldo rovente africano. Che non ci sarà, a quanto pare, in Italia. A denunciarlo sono gli esperti del portale meteobook. I quali osservano, studiano le carte, con professionalità, e lavorano nella logica contraria al sensazionalismo acchiappa like.

Previsioni meteo ferragosto: cosa dicono i modelli

Guardando alla circolazione delle masse d’aria prevista per le ore centrali di giorno quindici agosto, alla quota di 5.500 metri, si può osservare che le correnti in transito sull’Italia provengono da nord, e hanno un’origine marittima. Ovvero originate alle medie latitudini dell’Atlantico. Il tanto temuto caldo africano finirà invece tra la Grecia e l’Egeo. Così, guardando alla circolazione delle masse d’aria nei bassi strati, a 1.500 metri, si può notare che il pennacchio rovente nord-africano defluirà in direzione della Spagna. Ciò non significa che farà fresco sulla Penisola italiana. Ma che la stessa andrà ad auto produrre il caldo in proporzione alla compressione anticiclonica, detta subsidenza, e all’irraggiamento solare: condizione che farà salire le temperature sino a punte di 35-37 gradi, in alcuni casi. Insomma, caldo sì, ma niente di eccezionale. Non un’ondata assimilabile alle tre settimane di fuoco che abbiamo visto nel mese più caldo di sempre. Qual è stato luglio 2023.

Ancora meglio al Meridione

Le previsioni per ferragosto sono piuttosto rassicuranti. Al momento, la Puglia è interessata da venti settentrionali. E la circolazione non dovrebbe cambiare. L’estremo sud peninsulare, in particolare, potrebbe addirittura risentire di un’infiltrazione relativamente più fresca proveniente dai Balcani, capace di contenere l’aumento delle temperature. Che dovrebbero mantenersi vicine alla media. Ci avviciniamo, cioè, alla fine dell’estate. L’anticiclone africano potrebbe avere altre occasioni favorevoli per riguadagnare campo. Non nel breve termine, in ogni caso: dimentichiamo i quaranta gradi e oltre registrati, per più giorni consecutivi, in diverse località dell’Italia, a causa del flusso canicolare proveniente dall’entroterra sahariano. Non ci sarà alcun ritorno di Nerone, l’anticiclone porta caldo, come è stato soprannominato – sarebbe il caso, anche, di smetterla con la mania di dare un nome a tutte le ondate di calore o le perturbazioni che raggiungono ogni anno lo Stivale.

Quando i nostri nonni combattevano col caldo vero

La premessa è che non si può negare il cambiamento climatico in atto ai danni del pianeta. E la necessità di invertire la rotta, provarci almeno, adottando comportamenti virtuosi, in forma individuale e per effetto di politiche condivise. Ma l’ondata di calore che sta investendo l’Italia intera non è un evento così eccezionale e unico nella storia. I media, si sa, a volte esagerano col sensazionalismo e omettono di ricordare ad esempio l’estate dell’anno 56 del secolo scorso, caratterizzata da temperature record. Si pensi che in Sicilia si registrano i cinquanta gradi centigradi. Segnatamente a Castelvetrano (dove è nato, tra l’altro, il super boss latitante Matteo Messina Denaro)  nella giornata del 10 agosto, la colonnina raggiunse i 50°. La temperatura non fu registrata da una stazione meteorologica ufficiale. Tuttavia è indicativa dei valori altissimi raggiunti in un anno anomalo, nel quale anche l’inverno fu eccezionale per l’ondata di freddo – le nevicate, nel mese di febbraio, imbiancarono soprattutto il centro-sud.  L’episodio di Castelvetrano fu citato dal grande meteorologo Edmondo Bernacca (1914-1993). Che lo ricordò in un articolo pubblicato sul settimanale “Epoca”. Il caldo non risparmiò il resto della Penisola. I termometri, infatti, registrarono i 40,4 gradi a Roma: temperatura mai raggiunta nella capitale in questi giorni di canicola.

Insomma, i siciliani, gli italiani del Novecento tutti hanno dovuto combattere e convivere con il caldo portando avanti le loro attività quotidiane, in un’epoca in cui l’unico refrigerio era starsene all’ombra. Prima che l’avvento del condizionatore ci rendesse insofferenti a certe temperature. Dimentichi delle capacità di adattamento dell’organismo. Grandi al punto che c’è chi riesce a correre nelle fauci del deserto del Marocco per sette giorni consecutivi, armato di sola acqua da spruzzarsi addosso, e da ingerire a intervalli regolari, prima che insorga lo stimolo della sete. A certe imprese si arriva con gradualità, spirito di sopportazione, e senso della sfida. A noi comuni mortali è richiesto solo qualche piccolo sacrificio…