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Gli dèi non invecchiano: buon compleanno a Claudia Lamanna

Forse un giorno la deificazione della persona le darà noia. Non vorrà perpetuare il proprio mito, destinato a crescere. Ma non adesso… Claudia Lucia Lamanna è agli albori della sua carriera da concertista: salita sul tetto del mondo dopo la conquista dell’International Harp Contest si gode il successo che merita chi ha saputo fare della sua passione la propria professione. Mettendoci tanto impegno, coraggio e perseveranza. Riceve una valanga di complimenti ad ogni suo concerto: l’ammirazione è il sentimento dominante nel desiderio di omaggiarla sempre, per ricambiare la magia o la gioia, le emozioni che sa donare. Possiamo farlo oggi, 9 novembre, in occasione del suo genetliaco.

Il talento di Claudia Lamanna

Pare che l’arpista di Noci compia 27 anni. Ma l’età, intesa come invenzione degli uomini, non conta: gli dèi non invecchiano. Non conoscono il dolore né la sofferenza né la fatica o la malattia. Così, il destino dovrebbe riservare questo alla dea dell’arpa. Che è anche donna capace di preservare la propria umanità: modello virtuoso, non le serve la sensualità o l’avvenenza, abbonda in grazia: per fare presa sul pubblico, le basta il talento. L’arpa. Non è superba, Claudia Lamanna, e dall’incontro con ogni persona trae nutrimento. La sua musica riflette i molteplici e contraddittori stati d’animo. Strabilia, incanta: i capelli avvolti in un’aurea di luce, le mani piccole danzano sulle corde con leggerezza e restano incontaminate, non scalfite dagli automatismi di un’attività che logora, stanca. Gli occhi comunicano ambizione. Una componente essenziale per conservare il successo. Sono suoi compagni, Ginastera, Glière, Damase, tra i compositori che più la esaltano.

Una vita insieme al suo strumento

CL suona l’arpa da quando aveva 8 anni. A soli 15 si è diplomata; dopo la laurea di secondo livello con il massimo dei voti, lode e menzione d’onore al Conservatorio Nino Rota di Monopoli si è perfezionata alla Norwegian Academy of Music di Oslo e alla Royal Academy of Music di Londra. Dopo aver vissuto all’estero è tornata in Puglia. Ha vinto numerosi concorsi: il più prestigioso, l’International Harp Contest, conquistato quest’anno in Israele, è stato il coronamento del suo sogno. Ha calcato i più grandi palcoscenici del mondo – da Londra a Bangkok, dal Teatro Duse di Bologna alla Merkin Concert Hall di New York. Ha fatto incetta di riconoscimenti prestigiosi. Tra gli ultimi, il “Premio Futuro” del Sulmona Official. Nelle scorse ore si è esibita a Los Angeles per il “Pacific Harps – Camac California Harp Festival”.

L’auspicio è che possa continuare ad essere fedele a se stessa. Perché solo preservando l’umanità si può essere annoverati tra i Grandi: quelle doti peculiari, ciò che rende fieramente umani noi mortali. Gli dèi, infatti, spalancano le porte del paradiso, e poi ti voltano le spalle… Non provano sentimenti di empatia, di pietà, non conoscono il perdono né la carità; il patire per una gioia che deve arrivare. E che possa essere vittima, Claudia Lamanna, di quella pericolosità gioiosa con la quale Nicola Piovani ha definito la Musica. La Bellezza è turbamento: ammalia e insieme inquieta, ciò per cui vivere.

Il mio grazie e i miei auguri a Claudia Lamanna!

L’arpista salita sul tetto del mondo: Claudia Lamanna

Ad ascoltarla a occhi chiusi, per non lasciarsi distrarre dal suo aspetto, che è incantevole, si viene traghettati in una dimensione altra e nuova. A costo di sconfessarla, con irriverenza non voluta: per lei l’arpa è uno strumento potente e molto pop, tutt’altro che angelico; ma le sensazioni che sa regalare sono di vario tipo, chiarisce meglio in questa intervista. Le immagini, pure. Gli occhi si riaprono nell’ascolto, perché la Bellezza, il talento, richiedono la comprensione con tutti gli organi di senso. Raggiungere Claudia Lamanna è più facile di quel che si possa credere. Le sue dita danzano sulle corde in modo incessante. E più lavorano più non conoscono la fatica, quelle mani, restano delicate, non si appesantiscono. Riannodano il filo della memoria personale e collettiva.

Reduce dal trionfo all’International harp contest, lei è stata celebrata come l’arpista più brava al mondo: che effetto le fa ricevere tanti complimenti?

“È sempre bello ricevere l’affetto da parte di tutti coloro che apprezzano la mia arte. Ciò rappresenta l’appagamento per tutto l’amore e la dedizione che rivolgo alla musica quotidianamente”.

L’arpa intesa come prolungamento del corpo, ovvero dell’anima di chi la suona, quanto riflette della emotività e di ciò che sfugge al nostro controllo?

“Il mio strumento è capace di infondere una vasta gamma di emozioni in chi lo ascolta, che vanno da un piacevole senso di serenità o allegria a una dimensione di profondo turbamento o tristezza, da una sensazione di elegante delicatezza a un effetto di vigorosa potenza… Il mio compito è quello di fungere da tramite nella trasmissione di questa molteplicità di stati d’animo”.

Nella sua intensa attività concertistica, avviata presto per tutto il mondo, quale palco le ha dato maggiori soddisfazioni ed emozioni?

“A caldo direi l’Auditorium di Akko, dove si è svolta la finale del concorso in Israele, sia per il bellissimo repertorio eseguito (il Concerto per Arpa e Orchestra, Op. 74 di Reinhold Glière), sia per il felice epilogo della serata. ovviamente ho tanti altri emozionanti ricordi in molte altre sale, legati soprattutto al calore del pubblico”.

Uscendo dalla austerità del suo nobile mondo, c’è magari un aneddoto, un episodio divertente che ricorda?

“Sfatando un po’ il mito dell’austerità del mio mondo, tra i diversi aneddoti nella mia quotidianità, molti di questi sono connessi alla mia professione. Al momento, me ne viene in mente uno legato alla mia ultima esperienza in Israele, dove un tassista non parlava in inglese e non riusciva a capire la destinazione neanche dopo avergliela mostrata per iscritto, poiché in caratteri latini. Alla fine, dopo un brevissimo momento di smarrimento, ho risolto convertendo la destinazione in alfabeto ebraico tramite Google Translate”.

Che rapporto ha con la sua terra natia, con la Puglia?

“Il mio legame con la Puglia è molto forte, sebbene abbia vissuto per diversi anni all’estero. Mentre ero fuori, tornavo con piacere a ritrovare i luoghi a me cari, ogni qualvolta mi era possibile”.

Quali sono i suoi prossimi impegni?

“Nell’immediato, il mio prossimo impegno è previsto per il 30 aprile, quando suonerò il Concerto per Arpa e Orchestra, Op. 74 di R. Glière con l’Orchestre National de Cannes, diretta dal Maestro Kaspar Zehnder, nell’ambito del Festival Classic’Antibes. A seguire, ci saranno altri concerti in Italia e all’estero”.

(Pubblicato su “L’Adriatico” nr 143)