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Covid, l’esplosione dei casi può avere una chiave di lettura non affatto drammatica

“Scoprire che Omicron non induce malattia grave nella stragrande maggioranza dei casi, ha lasciato spazio all’intuizione che possa realmente porre la parola fine alla Pandemia come fenomeno sociale”. È il pensiero del professor Antonio Giordano. Che vede avvicinarsi la fine della catastrofe da noi tutti desiderata, proprio nel momento in cui i casi di positività, in Europa e in Italia, aumentano in modo esponenziale. Ciò non significa che il virus smetterà di circolare e di far danni. Ma che la strada della convivenza con lo stesso si fa sempre più larga. Ce lo insegna la storia, peraltro: sulle pandemie, o pestilenze, si distingue la fine sanitaria da quella sociale: la prima è quando crollano l’incidenza e la mortalità, quando gli ospedali non sono più in difficoltà, o al collasso, perché reggono l’impatto; la seconda, quando svanisce la paura delle comunità. È evidente che si tratta di un processo graduale. Soprattutto richiede tempo il superamento del sentimento insito nella natura umana: la paura sovrapposta alla diffidenza e all’ansia.

La variante Omicron, intanto, rileva l’oncologo di fama mondiale, direttore dello Sbarro institute for cancer research and molecular medicine di Philadelphia, potrebbe creare immunità naturale. La quale dovrebbe portarci verso una cosiddetta nuova normalità. Significa che va prefigurato come un lontano e spaventoso ricordo l’epoca dei lockdown, delle chiusure locali o generalizzate, delle restrizioni capaci di azzerare i momenti di socialità, e di portare al tracollo tanti comparti economici: il virus non può inficiare lo svolgimento delle attività, come ha fatto negli ultimi due anni, in ogni angolo del creato. La conditio sine qua non è l’avanzamento della campagna vaccinale. Va ribadita l’utilità dei vaccini, in particolare della terza dose o booster, efficace a quattordici giorni dalla somministrazione – protegge dalla malattia sintomatica da Omicron, poco meno di quanto proteggono due dosi di Pfizer o Astrazeneca dalla Delta. Lo attestano i risultati prodotti nelle ultime settimane in Gran Bretagna.

Ebbene, l’immunità da realizzare attraverso questa strada (lo scienziato napoletano usa altri termini, ma si tratta della famosa immunità di gregge) dovrebbe garantirci una potente protezione contro i futuri ceppi ipotizzando che il virus venga ridimensionato ad una “forma influenzale che non colpisce i polmoni”, come hanno fatto le varianti alfa, inglese e delta. Le mascherine continueranno a far parte della nostra quotidianità. Perché la prudenza, si sa, non è mai troppa. Nessuno poteva prevedere l’esplosione dei casi a cui stiamo assistendo adesso. E che la variante Omicron soppiantasse la Delta, così presto. Ma il rovescio della medaglia è questo: sono gli ultimi fuochi, tanto disturbanti e pirotecnici nell’inventiva con cui sanno sorprendere rinnovandosi, da guardare a debita distanza, finché la nebbia creatasi non si dirada lasciando il posto al sole e alla speranza.

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