Rai News: studentesse avvelenate in Afghanistan, è la prima volta da quando ci sono i Talebani

Un titolo che colpisce. Quello realizzato dai giornalisti di Rai News mette l’accento sulla “prima volta” di un avvelenamento tra studentesse afghane, da quando in Afghanistan ci sono i Talebani al potere – agosto 2021. Niente da eccepire. È corretto, l’articolo. Ma è come se il nostro sguardo, centrato sulla guerra in Ucraina, dove sono concentrate le nostre risorse e ogni sforzo, fosse incapace di dirigersi altrove. Alle atrocità e violenze ben note.

Gli attacchi in Afghanistan

Almeno 82 ragazze afghane sono state ricoverate in ospedale dopo essere state avvelenate in due scuole nel nord del Paese, nella provincia di Sar-e-Pol. L’attacco arriva dopo l’ultimo colpo talebano inflitto ai diritti fondamentali della persona. Ovvero il divieto all’istruzione, imposto a dicembre scorso. Colpite le donne che non possono frequentare la scuola secondaria e l’università. I responsabili degli attacchi restano sconosciuti, per ora. Il primo è avvenuto sabato scorso: ha colpito 56 studentesse, 4 insegnanti, di cui 3 donne, un padre e due custodi. Il secondo avvelenamento si è verificato il giorno dopo. Colpite altre ragazze, ventisei, e quattro insegnanti. Lo riporta l’agenzia di stampa Efe. Segnatamente, secondo quanto riferito da un funzionario dell’istruzione locale, Mohammad Rahmani, 60 ragazze sono state avvelenate nella scuola Naswan-e-Kabod Aab e altre diciassette nella Naswan-e-Faizabad, nel distretto di Sangcharak.

Un lungo avvelenamento

“Nessuno parla di salute mentale. È come se le persone venissero avvelenate lentamente. Giorno dopo giorno, le giovani e i giovani stanno perdendo la speranza”. È il monito contenuto nel reportage della BBC. Lavoro fresco di pubblicazione, che accende i riflettori sul dramma vissuto in Afghanistan dalla popolazione. Il malessere è così diffuso da generare una vera e propria “pandemia di pensieri suicidi”. Lo confidano le stesse ragazze, costrette a convivere con ansia e depressione. La conferma viene dai medici che parlano di decine di richieste di aiuto ricevute ogni giorno. Due terzi degli adolescenti riportano sintomi di depressione. Lo attesta uno studio condotto nella provincia di Herat dall’Afghanistan Center for Epidemiological Studies, pubblicato a marzo scorso.

Come in Iran

L’attacco succede a un’ondata di avvelenamenti in massa di bambine in Iran. Centinaia gli studenti di oltre novanta scuole che, nei mesi scorsi, sono finiti in ospedale a causa dell’uso di gas velenoso – il 16 marzo scorso se n’è occupato il Parlamento europeo. Tra le province colpite, la capitale Teheran. Le autorità iraniane avevano minimizzato l’accaduto attribuendolo a fughe di monossido di carbonio. Poi però, per impulso della pressione della popolazione, è stata aperta un’indagine sulla “possibilità di atti criminali e premeditati”. La paura ha preso il sopravvento, ad ogni modo. Tanto che molte famiglie hanno deciso di non mandare a scuola le figlie. E diverse scuole di Qom, la città santa sciita, sono state costrette a chiudere.