Le carceri tra sovraffollamento e impraticabilità: l’allarme dei penalisti

“Una pena che tenda alla rieducazione, al trattamento individualizzato, alla progressività in ‘meglio’ del trattamento penitenziario, sembrano ormai miraggi difficilmente raggiungibili”.  Così la Camera penale di Bari stigmatizza le condizioni in cui versano le carceri italiane. Altro che strutture adeguate al livello di civiltà: “La realtà quotidiana delle nostre carceri è diversa: violenze, spazi ristretti, aree trattamentali inadeguate, come abbiamo più volte constatato e denunciato nella casa circondariale di Bari”. Le carceri italiane sono oggi strutture incapaci di gestire un numero così alto di detenuti se non calpestandone la dignità – si legge nello stesso comunicato della Camera Achille Lombardo Pijola – e deludendo le legittime aspettative ad un trattamento penitenziario “rieducativo”, come previsto dalla Costituzione e dalle leggi sull’ordinamento penitenziario.

Le carceri focolaio di criticità

Il primo problema resta il sovraffollamento. Ma anche la mancanza di personale, il numero di suicidi elevato, le condizioni sanitarie inadeguate. Tutto ciò concorre a rendere quel luogo davvero infernale. La riprova sta nella più recente cronaca: in quelle raccapriccianti immagini delle violenze sui detenuti nel carcere di Trapani – 46 agenti sono indagati per torture e altri reati. Il malessere può degenerare sino al prezzo della vita umana. Nella lunga lista dei suicidi è finito Ben Mahmud, tunisino di ventotto anni, che è stato l’81esima vittima nelle carceri italiane. C’è poi il nodo irrisolto delle persone tossicodipendenti. Secondo il Coordinamento delle comunità di accoglienza (Cnca), ci sarebbe la possibilità di farle uscire dalle carceri con le misure alternative. I numeri riferiti al 31 dicembre scorso dicono che i detenuti tossicodipendenti presenti negli istituti di pena sono 17.405. Ovvero il 29 per cento della popolazione carceraria totale (60.166).

Il sovraffollamento

La Camera penale aveva già denunciato le criticità del carcere di Bari. Questa estate, infatti, nell’ambito dell’iniziativa nazionale “Ristretti in Agosto” proposta in collaborazione con l’Unione delle Camere penali italiane, aveva organizzato una visita nel penitenziario di Carrassi invitando anche i parlamentari. Immaginiamo quanto il caldo, sempre più intenso ogni anno, possa essere un elemento aggravante. Non va meglio nelle altre stagioni. Non c’è primavera per quanti si trovano nelle carceri pugliesi e italiane. Tornando al sovraffollamento, va sottolineato che a Bari ci sono mediamente quasi 400 detenuti, a fronte di una capienza di 260 posti. Numeri purtroppo in linea con quelli degli altri istituti penitenziari italiani. A nulla è valsa la sentenza Torreggiani: correva l’anno 2013 quando la Corte europea dei diritti umani condannò l’Italia per la violazione dell’art. 3 della Convenzione europea dei diritti umani (CEDU). Ovvero per i trattamenti inumani e degradanti, che si ripetono nel disprezzo della dignità umana.