“La vera pace va conquistata ogni giorno”: Wojtyla prima di diventare Giovanni Paolo II

Quarantasei anni fa, il 16 ottobre 1978, l’elezione a Pontefice di un gigante della fede, protagonista del secolo scorso. Un uomo che mai ha dato le dimissioni per svolgere la sua missione sino all’ultimo respiro in questo mondo. Nonostante la malattia, in modo eroico. Il suo nome è Karol Wojtyla (1920-2005). La sua presenza si fa viva ed eterna nei luoghi di culto, ma non solo: recentemente è uscito un libro contenente 366 frammenti, brevi testi inediti, datati al periodo antecedente quella data storica, dagli anni Quaranta al ’77. Riguardano la vita interiore e quella di relazione. Il volume si intitola “La meta è la felicità” (Edizioni Ares) e porta la prefazione di papa Bergoglio. Che ha definito lo stesso un assaggio delle doti umane, pastorali, culturali e teologiche di San Giovanni Paolo II.

Superfluo sottolineare quanto siano attuali quelle riflessioni. Delle quali sono destinatari in modo particolare i giovani, nei quali Karol Wojtyla credeva molto; e poi coppie, famiglie, lavoratori, ammalati e operatori sanitari. Naturalmente i comuni fedeli.

Figura rimpianta (eppure viva), chissà come avrebbe letto, il papa polacco, gli attuali sconvolgimenti. Il caos che domina il mondo. Certamente ci avrebbe invitato alla perseveranza, a non perdere la bussola. E a fare del dialogo l’unica arma a nostra disposizione. Insieme al sentimento inteso come potenza dominatrice, risorsa irrazionale e insieme inesauribile. (“Più è sconsiderato più è grande, l’amore, si può persino dire”). Ci avrebbe invitato a rialzarci dopo ogni caduta. Lui che guardava all’essere umano nella sua interezza. Consapevole che siamo fatti di anima, corpo, sensualità e spiritualità. E che grazie a quest’ultima l’essere umano “trascende smisuratamente tutto il mondo degli esseri viventi”. La sua vita allora si realizza soltanto in Dio Creatore. A Lui dobbiamo parlare nella ricerca di ogni soluzione.

Ecco alcune delle annotazioni raccolte in La meta è la felicità, sulle quali può meditare ogni lettore. Sono estrapolate da tanti discorsi, lettere, omelie, dai numerosi incontri avuti dal predecessore di Benedetto XVI. Suddivise per argomento, queste sono indirizzate al cuore di ogni individuo. O meglio, della persona:

L’uomo non vive per la tecnologia, la civiltà e nemmeno per la cultura, ma vive per mezzo di esse, mantenendo costantemente la propria finalità

Dobbiamo ogni giorno conquistare la vera pace. E questa pace ha fondamenta profonde; non si limita solo agli slogan e agli annunci politici. Deve basarsi sui diritti umani, sul loro rispetto

Bisogna che nel programma educativo dei nostri tempi l’amicizia occupi un posto di rilievo

L’essenza della felicità non consiste nella distruzione del corpo, ma nel nutrirlo di luce

La felicità non è la via, ma la meta di ogni percorso umano

La società in quanto tale è sempre una creazione temporale, mentre la persona in quanto tale è destinata a vivere in eterno

Karol Wojtyla