Il caso Piazza, quando gli ebrei erano fascisti

La sua biografia è stata rispolverata dalla docente Romana Bogliaccino in “Scuola negata” (Biblion, 2021). La riproponiamo in occasione del seconda Giornata mondiale contro i genocidi e per la prevenzione dei crimini contro l’umanità, al di là della ricorrenza celebrata ieri, ventisette gennaio (come ha detto la senatrice Liliana Segre, tutti i giorni sono quelli della Memoria): Maria Piazza (1894-1976) rientra tra quegli ebrei che antifascisti non lo sono mai stati, almeno fino al ’38, quando furono applicate in Italia le Leggi razziali; ma pagò a caro prezzo la propria condizione, in ogni caso.

Nata nella provincia di Avellino (Ariano Irpino), Maria Piazza si laureò a Napoli in Chimica, per poi proseguire gli studi all’Università di Roma (il padre si era trasferito nella capitale prendendo possesso di un negozio di tessuti), dove svolse anche il ruolo di assistente all’Istituto di Mineralogia; per la stessa Facoltà ottenne la libera docenza nel 1932. Un anno prima, all’atto della nomina, giurò fedeltà al regime. Aveva tre sorelle. Del suo lavoro si ricorda anche il contributo dato all’Enciclopedia italiana nella produzione di articoli scientifici. Dopo anni di insegnamento (dal ’29 al ‘38’ al liceo Visconti di Roma), a causa delle Leggi razziali fu espulsa, estromessa anche dall’Università, dalla Società geologica e dalla S. per il Progresso delle Scienze – dalla sua classe, la II liceale A, furono espulsi anche gli studenti Vittorio Bonfiglioli e Sergio Bondì. La professoressa riprese ad insegnare alla neonata Scuola ebraica. Come anche alla “Università clandestina” di Roma, che chiamava a raccolta gli studenti ebrei desiderosi di proseguire gli studi scientifici dopo la scuola superiore.

Chi era Maria Piazza agli occhi dei suoi studenti? Era una che “ti metteva la mineralogia in testa a martellate”, ricorda di lei un ex alunno, Gino Fiorentino, sottolineando la severità della donna che veniva chiamata ‘zi’ Maria’. Prima di morire fu nominata Commendatore al merito della Repubblica italiana. La sua testimonianza è di rigore, passione incondizionata per l’insegnamento, per il quale si è sempre sentita vocata: esempio valido ai giorni odierni, peraltro: retto dal corpo docente, che oltre ad essere preparato dovrebbe dimostrarsi capace di proporsi alla classe con un approccio minimamente empatico, tra didattica a distanza e presenza, il sistema scolastico deve continuare a garantire la sua presenza preziosa e indispensabile.