La nostra azione dovrebbe essere immediata, rapida e su larga scala. Lo ha detto anche il premier Draghi riportando l’ammonimento dell’Intergovernmental Panel Change delle Nazioni Unite. Il nostro impegno, da non procrastinare, riguarda la riduzione delle emissioni di gas serra. Diversamente, se non interveniamo, non saremo in grado di contenere il cambiamento climatico al di sotto di 1,5 gradi. Quel che può fare il cittadino è scendere in piazza. Ecco perché, alla luce delle ultime catastrofi (alluvioni, frane, inondazioni, trombe d’aria simili a tornado in Italia), legate a doppio filo al cambiamento climatico, il Global strike si fa carico di significato. L’evento è in programma nella giornata di domani venerdì ventiquattro settembre. Il danno è già fatto: i dati dell’ultimo rapporto dell’Ipcc (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) dicono che il nostro pianeta si è già riscaldato di 1,1 gradi provocando effetti irreversibili come lo scioglimento dei ghiacciai, la desertificazione e l’innalzamento dei mari. E stando alla proiezione della Nasa, con un aumento della temperatura pari a 1,5°, si avrà che città costiere come Venezia e Cagliari finiranno sott’acqua, con un margine compreso tra i 60 centimetri e gli 1,30 metri. Il quadro è allarmante. E può essere assimilato alla pandemia, perché emergenza di pari entità, per citare le parole dello stesso presidente del Consiglio italiano. Ciascuno dunque è chiamato a fare la propria parte. In modo non più critico soltanto, ma propositivo: molto più di una scommessa, quella della transizione ecologica è una possibilità concreta, nell’immediato, applicabile in ogni comparto: dalla gestione dei rifiuti alla produzione di energia, dai trasporti alla filiera alimentare. Certo, il mondo green costa, orientato alla sostenibilità. Ce lo dice il caro bollette, che si vuole contrastare. Ma se non si intervenisse, nel medio termine, i costi sarebbero enormemente più importanti. È pertanto l’inerzia della politica a dover essere denunciata. Questo, l’obiettivo degli studenti di tutto il mondo che si ritroveranno in piazza per la settima edizione del Global strike. Al netto dell’utilità di eventi di simile portata, dell’azione della protesta in generale, quel che oggi non si può più fare è ironizzare o ridimensionare una questione divenuta ormai emergenziale. Urge intervenire passando dalle parole ai fatti.
Il Global strike, o sciopero globale per il clima, è un evento tenuto su scala mondiale, che coinvolge oltre mille città e 180 in Italia. Prende le mosse da Fridays for Future, il movimento ambientalista fondato da Greta Thunberg nel 2018. Gli scioperi sono cresciuti in modo esponenziale. Hanno raggiunto, infatti, il picco di 7 milioni e 600mila presenze nell’ultima manifestazione globale. Tra le associazioni coinvolte in Italia spicca Legambiente. Che dagli Ottanta è in prima linea nel combattere i cambiamenti climatici. Il settimo sciopero generale è sempre organizzato da Fridays for Future ed Earth Strike.