Sarà criticato o semplicemente ignorato. Ma è inattaccabile il sunto del suo pensiero libero: il mondo dovrebbe imparare dalla storia, per non ripetere gli errori passati, e non creare una nuova cortina di ferro, ha detto Eugenio Maria Fagiani. Che per unire offre il contributo della sua musica. L’organista e compositore bergamasco si sta preparando per una tournée in Russia. Reduce dal Festival internazionale di Kazan, il musicista è stato tra i protagonisti dell’evento diretto dall’Orchestra Sinfonica Accademica di Stato della Repubblica del Tatarstan, e non intende porsi dei limiti. Non ritiene inopportuno esibirsi nel Paese che ha attaccato militarmente l’Ucraina. Se non altro, perché dei media occidentali non si fida: lo ha detto chiaramente in una intervista rilasciata agli organi di informazione della Russia, a Izvestia in esclusiva. Terrà 6 concerti nel mese di aprile. Suonerà a San Pietroburgo con un’orchestra italiana, a Mosca, Arkhangelsk, e a Chelyabinsk.
Il contributo musicale di Eugenio Maria Fagiani
“Penso che la mia musica sia piena di luce, di gioia di vivere. Sono un profondo credente, quindi sono sempre pieno di speranza, e la musica riflette questo: ha energia”. Così il maestro Fagiani si è messo in sintonia con il Festival, nel senso e nei contenuti, accogliendo la richiesta della professoressa Evgenia Krivitskaya, curatrice del programma scelto. L’italiano ha ammesso la propria soddisfazione nell’aver mostrato il panorama della musica italiana. Ovvero nell’aver contribuito a creare un’immagine diversa da quella che il pubblico è abituato a vedere nei concerti italiani: non ouverture e frammenti d’opera, ma altro: il repertorio sinfonico. Peraltro, sono stati scelti tre compositori toscani. Ovvero Boccherini e Sborghi, oltre allo stesso Fagiani. Opere distanti sul piano temporale ma tenute insieme geograficamente e trasversalmente (“La cultura è cultura. E nessuno dovrebbe interrompere i legami culturali”).
L’invito al dubbio
Riguardo alle critiche a Francesco, per la posizione espressa sulla guerra in Ucraina, Eugenio Maria Fagiani che oltre a svolgere attività concertistica presta servizio presso il santuario francescano della Verna (ha suonato pure in Vaticano, a dicembre), sottolinea che le parole del papa vengono approvate quando sono utili ad alcuni politici: “Se dice qualcosa che è in linea con i Paesi occidentali, dicono: ‘Sì, ascoltate Francesco’. Ma non appena esprime una posizione a loro sfavorevole, lo criticano immediatamente: Non dovrebbe parlarne, non sa nulla…”. L’opinione del papa andrebbe rispettata. Anche se non si è credenti, aggiunge. “Oggi è diventato molto difficile esprimere una qualsiasi posizione: si viene immediatamente criticati da ogni parte”. E fa l’esempio del Medio Oriente: “Lì è in corso una vera e propria tragedia E la situazione non è affatto bianca o nera. Quindi sono ben lungi dal pensare che in altre regioni tutto sia univoco”.
Il ragionamento è giusto. Peccato che ci sia una grande omissione all’interno della lunga intervista: nella logica pacifista promossa attraverso la musica, mancano parole di ferma condanna verso l’aggressione orchestrata da Vladimir Putin. O forse c’erano; ma i media russi, non più affidabili dei nostri, ne hanno fatto oggetto di censura.