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Vaccini anticancro, la svolta è vicina

“Non molti anni fa avrei detto che non sarebbe mai stato possibile”. Lo ha dichiarato il Professor Alan Melcher dell’Institute of cancer research di Londra, con riferimento a quello che non è più un’utopia: i vaccini anticancro proseguono efficacemente la fase di sperimentazione. Siamo al punto di svolta. Realisticamente, il sogno potrebbe materializzarsi entro il 2030.

Vaccini anticancro, le pubblicazioni

Un vaccino per il melanoma, sviluppato dalle aziende statunitensi Moderna e Merck, noto come mRna-4157 (V940), ha completato gli studi della seconda fase su pazienti ai quali era stato asportato chirurgicamente un tumore in stadio avanzato. A tre anni dal trattamento il rischio di recidiva si è quasi dimezzato. Sebbene i risultati siano incoraggianti, per festeggiare bisognerà attendere quelli delle fasi successive. In fase di sperimentazione ci sono vaccini contro vari tipi di cancro – dai tumori della cute e delle ovaie a quelli del cervello e del polmone. Le sperimentazioni aperte sono oltre 400 in tutto il mondo. L’obiettivo condiviso è creare non un unico vaccino, ma tanti. I risultati di quello studio, su pazienti affetti da melanoma in fase III/IV, sono stati presentati a dicembre. 

Cosa abbiamo imparato dalla pandemia

Gli studi sui vaccini a mRna si sono intensificati negli anni di lotta contro il Covid 19. Quelli utilizzati nell’azione di contrasto al virus, che nel 2020 ci era sconosciuto, inducono l’organismo a produrre una delle proteine del sars-cov-2: il sistema immunitario poi se ne serve per creare gli anticorpi. I vaccini anticancro potrebbero comportarsi in modo simile. La stessa pandemia ci ha insegnato che la prevenzione è meglio della cura (vaccinarsi contro il Covid serve ancora). Così i vaccini antitumorali devono progredire non solo per ridurre il ricorso a trattamenti invasivi come la chemioterapia o la chirurgia, ma perché possano essere usati addirittura a scopo preventivo, iniettati sui soggetti più a rischio. Allora si potrebbe parlare di vaccino propriamente in luogo del farmaco.

L’intuizione di William Coley

Il processo che ha portato ai vaccini anticancro è lungo più di un secolo. Dobbiamo risalire infatti alla fine del XIX, quando William Coley osservò un fenomeno sorprendente: un suo paziente affetto da un tumore al collo si riprese dopo aver contratto un’infezione batterica alla cute. Il chirurgo statunitense iniettò ad altri suoi pazienti un cocktail di batteri morti nel tentativo di far regredire i tumori. Era l’infezione quindi, secondo William Coley, a spingere il sistema immunitario a combattere il cancro. L’intuizione ha dimostrato la sua fondatezza. Ma lunga ancora è la strada da percorrere. La storia ci insegna che anche i vaccini evolvono: non si può negare la loro efficacia su malattie molto gravi o mortali. Qualora dovessero vincere anche il cancro, finalmente, il mondo della scienza farebbe uno straordinario passo in avanti per garantire all’essere umano non l’immortalità ma una vita senza troppe sofferenze.

Quando i nostri nonni combattevano col caldo vero

La premessa è che non si può negare il cambiamento climatico in atto ai danni del pianeta. E la necessità di invertire la rotta, provarci almeno, adottando comportamenti virtuosi, in forma individuale e per effetto di politiche condivise. Ma l’ondata di calore che sta investendo l’Italia intera non è un evento così eccezionale e unico nella storia. I media, si sa, a volte esagerano col sensazionalismo e omettono di ricordare ad esempio l’estate dell’anno 56 del secolo scorso, caratterizzata da temperature record. Si pensi che in Sicilia si registrano i cinquanta gradi centigradi. Segnatamente a Castelvetrano (dove è nato, tra l’altro, il super boss latitante Matteo Messina Denaro)  nella giornata del 10 agosto, la colonnina raggiunse i 50°. La temperatura non fu registrata da una stazione meteorologica ufficiale. Tuttavia è indicativa dei valori altissimi raggiunti in un anno anomalo, nel quale anche l’inverno fu eccezionale per l’ondata di freddo – le nevicate, nel mese di febbraio, imbiancarono soprattutto il centro-sud.  L’episodio di Castelvetrano fu citato dal grande meteorologo Edmondo Bernacca (1914-1993). Che lo ricordò in un articolo pubblicato sul settimanale “Epoca”. Il caldo non risparmiò il resto della Penisola. I termometri, infatti, registrarono i 40,4 gradi a Roma: temperatura mai raggiunta nella capitale in questi giorni di canicola.

Insomma, i siciliani, gli italiani del Novecento tutti hanno dovuto combattere e convivere con il caldo portando avanti le loro attività quotidiane, in un’epoca in cui l’unico refrigerio era starsene all’ombra. Prima che l’avvento del condizionatore ci rendesse insofferenti a certe temperature. Dimentichi delle capacità di adattamento dell’organismo. Grandi al punto che c’è chi riesce a correre nelle fauci del deserto del Marocco per sette giorni consecutivi, armato di sola acqua da spruzzarsi addosso, e da ingerire a intervalli regolari, prima che insorga lo stimolo della sete. A certe imprese si arriva con gradualità, spirito di sopportazione, e senso della sfida. A noi comuni mortali è richiesto solo qualche piccolo sacrificio…