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Genitori che maltrattano i figli per conquistare follower: la follia che corre su TikTok

Disposti a tutto pur di avere visibilità sui social. Pure di fare scherzi spaventosi alle vittime, ai loro figli piccoli, per fare incetta di visualizzazioni, per conquistare follower su TikTok: sono i genitori che realizzano video virali con questo scopo. Ai bambini possono gettare in faccia qualcosa. Una fetta di formaggio, ad esempio, o in testa un uovo, per farli smettere di piangere o per suscitare la loro reazione. Noncuranti dei veri e propri traumi ai quali gli stessi possono andare incontro.

IL CATTIVO ESEMPIO SU TIKTOK – A denunciare questa moda è il quotidiano spagnolo El Pais, che riporta il parere degli esperti. “Non solo questi genitori abusano fisicamente ed emotivamente dei loro figli attraverso la vergogna, il ridico e l’umiliazione, ma farlo pubblicamente significa sbandierarlo al mondo”, dichiara Joanne Broder, membro dell’American Psychological Association, psicologa ed esperta di relazioni sane con la tecnologia e la presenza sui social media. Insomma, queste persone, che vorrebbero porsi come modello vincente, agli occhi di sconosciuti, utilizzano i piccoli come fossero trofei da esibire e da sfruttare per tornaconto. Anziché proteggere la loro privacy sul web.

LE CONSEGUENZE – La realizzazione e condivisione di questi video, spiegano ancora, possono influire sull’autostima dei bambini, facendoli sentire ridicolizzati o sminuiti. Oppure finiscono col causare stati d’animo di ansia o stress. Possono avere, quindi, ricadute negative nel breve e nel lungo termine, tutt’altro che leggere. Si pensi che gli stessi contenuti possono essere condivisi su TikTok e salvati sul pc, girare sui social. Ovvero restare in circolo per un tempo indefinito. Crescendo quei bambini, nell’età della consapevolezza, possono veder influenzato il loro percorso emotivo. Quanto ignorano, questi genitori aspiranti famosi, è che la cultura del rispetto si insegna al più presto alle nuove generazioni, e in tutt’altro modo.

Leggere nel pensiero: si può fare, secondo la Duke University

Una grande opportunità. Così va concepito l’impianto cerebrale testato da un team di neuroscienziati, neurochirurghi ed ingegneri. Segnatamente da quelli della Duke University negli Stati Uniti: lo strumento è in grado di decodificare i segnali provenienti dal cervello ad una velocità superiore di quella offerta dagli strumenti disponibili attualmente. Che sono alquanto ingombranti, oltre ad essere lenti.

Lo studio della Duke University

La nuova tecnologia utilizza un nuovo dispositivo che, grande ovvero piccolo come un francobollo, pezzo flessibile di plastica per uso medico, è dotato di ben 256 microscopici sensori cerebrali. Quattro pazienti lo hanno provato sottoponendosi a test di “ascolto e ripetizione” della Duke University. Il dispositivo ha registrato l’attività della corteccia motoria del linguaggio di ciascun paziente mentre coordinava quasi 100 muscoli che muovono le labbra, la lingua, la mascella e la laringe – i soggetti erano stati invitati a ripetere ad alta voce una serie di parole. I dati sono stati poi inseriti in un algoritmo di apprendimento automatico. L’obiettivo: verificare la precisione con cui lo strumento poteva prevedere il suono prodotto, basandosi esclusivamente sulle registrazioni dell’attività cerebrale.

Ne è emerso che alcune parole avevano un’accuratezza dell’84 per cento nella traduzione corretta. Tuttavia, la precisione diminuiva quando si analizzavano i suoni nel mezzo o alla fine di una parola senza senso, oppure quelli simili come p e b.

A chi serve

Come ha rilevato il professor Gregory Cohan, ci sono molti pazienti che soffrono di disturbi motori come la SLA o la sindrome locked-in, debilitanti al punto da compromettere la capacità di usare la parola. A questi la nuova tecnologia può offrire un valido supporto. È stata già testata su soggetti che dovevano sottoporsi a un intervento chirurgico al cervello, per curare il morbo di Parkinson, o per rimuovere un tumore. E poiché il tempo a disposizione era alquanto limitato in sala operatoria, si è deciso di testarlo entro un quarto d’ora. Dalla teoria alla pratica, alla realtà: l’applicazione del nuovo impianto sembra essere lontana oggi; la velocità ancora lenta, rispetto al linguaggio naturale. Ma è stato fatto un significativo passo in avanti, dichiarano dalla Duke University.

Robot al posto degli studenti: quando la tecnologia è al servizio dell’etica

Gli abbiamo visti in azione durante la pandemia da Covid 19. Quando le restrizioni rendevano impossibile la frequenza, gli assembramenti, le sedute di laurea fatte in presenza. Adesso nelle scuole del Giappone i robot potrebbero prendere nuovamente il posto degli studenti: è l’idea avanzata dalle autorità di Kumamoto, città che ha già fatto tra le aule l’esperienza del metaverso. Lo riporta il portale Insider Paper. C’è da scommettere che la proposta troverà applicazione, compimento, in un Paese estremamente avanzato sul piano tecnologico. Questa può essere presa a modello.

L’obiettivo dei robot

L’iniziativa, che dovrebbe partire a novembre, è finalizzata all’azione di contrasto contro l’assenteismo ed il bullismo nelle scuole. Un sostegno a quanti manifestano, in generale, difficoltà di inserimento nelle classi degli istituti scolastici che frequentano. Robot di altezza non superiore al metro potrebbero spostarsi da una classe all’altra autonomamente, controllati a distanza dagli studenti, per fare in modo che i “sostituti” possano prendere parte alle lezioni e alle discussioni con i compagni.

“Comunicare attraverso questi robot non è completamente reale, ma può dare un certo senso di realtà ai bambini che sono ancora insicuri e hanno paura di interagire con gli altri. Speriamo che questo aiuti questi bambini a superare le loro paure”. Così il portavoce della città Maki Yoshizato motiva il progetto. In particolare, l’idea di utilizzare i robot nasce dall’esigenza di porre un argine all’incremento del numero di assenze degli studenti. I quali preferiscono starsene a casa per non subire umiliazioni dai loro coetanei e tenere a bada i sentimenti di paura o ansia. Il fenomeno del bullismo, infatti, può fare danni consistenti, anche permanenti. L’assenteismo in Giappone ha coinvolto il numero record di  244.940 studenti delle scuole primarie e secondarie. Lo attesta l’ultima indagine del ministero dell’Istruzione, con riferimento al 2021.

Il pericolo incombente

Gli aggressori sono giovani ma anche adulti. Si pensi a quanto capitato, lo scorso mese di maggio, ad uno studente di Tokyo accoltellato da un anziano nei pressi di una stazione ferroviaria. Anche l’Italia deve fare i conti con l’incremento degli episodi di violenza. Sono infatti in costante crescita i casi di molestie, bullismo o cyber bullismo negli ultimi cinque anni, dei quali sono vittime bambini e adolescenti – 32.600 nel periodo 2022/2023. Violenze fisiche o psicologiche che richiedono interventi. Dal Belpaese al continente asiatico, anche la tecnologia può fare la sua parte per instillare nei più giovani la cultura del rispetto. Come aveva preannunciato il primo cittadino di Kumamoto Kazufumi  Onishi, qualsiasi azione, allora, può essere messa in campo per offrire più opzioni a quegli studenti che non possono raggiungere il luogo dove dovrebbero essere.

Energia pulita, la prima batteria gravitazionale in Cina

La buona notizia viene dal Paese che più inquina. Ovvero dalla Cina, corresponsabile in larga parte del fenomeno del surriscaldamento globale, del quale stiamo facendo tutti le spese. C’è da benedire l’entrata in funzione della prima batteria gravitazionale. Il progetto portato a termine nei pressi di Shanghai, nella provincia di Jiangsu, porta la firma di Energy Vault, azienda svizzera. È il primo impianto di stoccaggio a gravità non pompato al mondo.

Batteria gravitazionale, come funziona

Il progetto utilizza i nuovi sistemi di sollevamento a nastro dell’azienda. Quella appena partita è una torre con molti motori elettrici alimentati dall’energia solare. Struttura di stoccaggio a gravità da 25 MW/100 MWh. Tali motori, quando l’energia viene fornita dalla fonte, sollevano verso l’alto i blocchi da 24 tonnellate; gli stessi, quando ricadono, generano nuovamente elettricità, che può essere utilizzata per lo scopo previsto. L’efficienza prevista è dell’80 per cento pari a quella delle batterie e degli accumulatori idroelettrici. I quali funzionano secondo un principio simile. Va precisato che le batterie consentiranno di immagazzinare l’energia in eccesso prodotta dai parchi solari ed eolici; e che per produrre i blocchi è possibile utilizzare il suolo o gli scarti delle miniere. Avviata la prima fase di messa in funzione della batteria, la connessione alla rete elettrica è prevista per il quarto trimestre dell’anno in corso.

Un punto di partenza, modello virtuoso

“Sebbene questo rappresenti un traguardo significativo, il nostro lavoro in Cina è solo all’inizio, visti i recenti annunci locali di accumuli di energia a gravità per svariate ore GW, tra cui i progetti annunciati nel 2022 a sostegno dell’iniziativa cinese ‘Parchi a zero emissioni di carbonio’ con la tecnologia di accumulo di energia a gravità di Energy Vault”. Così il presidente e amministratore delegato della stessa azienda svizzera Robert Piconi commenta il piano di costruzione di cinque progetti dalla capacità di accumulo combinata di 2 GWh. Il sistema complessivamente funziona: il progetto dimostrativo installato nel 2020 in Svizzera ha dimostrato un’efficacia, efficienza di andata e ritorno del 75%. Energy Vault dichiara che prevede di migliorarla fino all’80 per cento circa.

Così la lotta al cambiamento climatico è possibile

C’è un altro aspetto non affatto secondario da sottolineare attorno a questa iniziativa. Ed è la collaborazione senza precedenti dimostrata tra i team degli Stati Uniti e della Cina: le due superpotenze, le maggiori economie del mondo, hanno unito le forze per affrontare il cambiamento climatico in modo concreto, significativo. Lo ha rilevato l’amministratore delegato di Atlas Renewable Eric Fang. Energy Vault aveva già annunciato che attraverso gli impianti installati nei nuovi parchi industriali a zero emissioni di CO2, Pechino intende raggiungere un risultato intermedio nel 2030 e la neutralità climatica entro il 2060. Dal continente asiatico all’America, passando per l’Europa, le grandi sfide del presente e del futuro si vincono attraverso l’innovazione e la cooperazione. Va ribadito.

Intelligenza artificiale, il potere è nelle nostre mani

È il tema del secolo. E in queste ore tanto se ne parla: l’intelligenza artificiale sta per impattare nelle nostre esistenze, fino a condizionarle. Di un’arma a doppio taglio si tratta. Così l’ha definita Elon Musk, mettendo in guardia dai rischi che potremmo sperimentare. Un’arma talmente potente da poterci sottomettere in futuro. Non sappiamo se avverrà. Probabilmente entreremo dentro questo processo senza nemmeno accorgercene, alla stregua di quanto successo con internet e il cellulare. Ad ogni modo, siamo sempre in tempo per arrestarlo: lo sviluppo delle tecnologie non si arresta, ma rispetto a qualsiasi novità, a decidere se e come utilizzarle è sempre l’essere umano.

Intelligenza artificiale, cosa ne pensa l’opinione pubblica oltre i confini dell’Italia

Una ricerca interessante arriva dalla Russia. Dall’indagine condotta dagli esperti di AlfaStrakhovanie, per la quale il 48 per cento di 1200 intervistati dichiara di non essere pronto ad affidare la propria auto alle tecnologie di intelligenza artificiale. Le motivazioni sono varie. Dallo stesso studio emerge che un automobilista su quattro si diverte a guidare un’auto. Un altro terzo degli intervistati dichiara che, prima o poi, i veicoli senza pilota faranno parte della quotidianità. Mentre il 32% dichiara che queste auto rappresentano una seria minaccia.

Gli esempi

Entrando nel merito dell’esempio di applicazione dell’intelligenza artificiale, c’è chi teme che la colpa di un incidente con un drone ricadrebbe sul costruttore; secondo altri finirebbe sulla coscienza del proprietario dell’auto. I test comunque vanno avanti. E vengono superati: i primi camion senza conducente hanno cominciato a circolare, tra Mosca e San Pietroburgo, lungo l’autostrada. Lo riportano i media locali. Li vedremo anche sulle nostre strade? Chissà. Intanto, tra i buoni usi e offerte più promettenti dell’intelligenza artificiale, strumento di supporto alla sicurezza degli esercizi commerciali, c’è Veesion: un algoritmo che è in grado di individuare i furti avvisando tempestivamente le guardie.

NFT per preservare l’eredità di Maradona: l’iniziativa di MetaFrames

Gli hanno dedicato film, libri, opere d’arte; e tutto l’inimmaginabile nella “sua” Napoli dove, tra folklore e devozione, è stato ribattezzato il San Paolo, il campo sportivo. Diego Armando Maradona (1960-2020) continua a interagire con i suoi fan. Come fosse ancora tra noi. È anche al centro dell’interesse dell’azienda MetaFrames, che ha lanciato una collezione NFT dedicata al miglior calciatore di sempre, o almeno tra i più forti di tutti i tempi. I Non Fungible Token saranno 5mila, firmati da Paul Trevillion, acclamato artista sportivo, di fama internazionale. La notizia è stata accolta con grande soddisfazione dal CEO di Maradona Global Sanjay Wadhwani. Che si è detto onorato della collaborazione avviata con lo studio di arte digitale Crypto. L’obiettivo comune: “Preservare l’eredità di Maradona”. Ci crede il fondatore di MetaFrames, nella consapevolezza che il compito può essere assolto anche dalla tecnologia. Ebbene, la piattaforma che ha acquistato i diritti d’immagine del dio del pallone, ha inteso lanciare Official Maradona Fanclub (Omfc), un ecosistema su blockchain per onorare la memoria e la carriera. Sono gli utenti a coniare i token autonomamente.

L’iniziativa

Il casting è stato aperto quest’oggi, giovedì 22 settembre, e durerà fino al 30 ottobre, attraverso queste fasi: Warm Up, l’asta utile ad aggiudicarsi un raro pezzo da collezione con l’opera di Paul Trevillion, per introdurre il Diego Maradona Access Pass; Kickoff, fase rivolta al 10 per cento dei possessori dell’AP, per garantire la partecipazione all’estrazione di un concorso a premi. Tra le esperienze delle quali gli utenti potranno beneficiare, un viaggio pagato per assistere alla finale dei mondiali di calcio in Qatar, in programma il 18 dicembre al “Lusail Stadium” – nonostante l’assenza della nazionale azzurra, non qualificatasi alla massima competizione, agli italiani potrebbe interessare molto. Terza fase “Extra Time”, quando verranno annunciati i vincitori dell’estrazione a premi, attesa per il 30 ottobre, giorno in cui il Pibe de oro nacque.

Diego Maradona Access Pass

Previste queste agevolazioni: accesso anticipato all’airdrop, e al gioco Goal Rev; sconti sugli iteam dello stesso gioco e sul merchandising dedicato al campione; posti esclusivi per progetti futuri.